Roma Poco più di un’ora di faccia a faccia a Palazzo Grazioli con la consapevolezza che per provare davvero a tirare le somme di una legislatura sempre più in bilico bisognerà aspettare ancora. Perché se Berlusconi non è affatto intenzionato a staccare la spina al governo anche Bossi sa bene che non è questo il momento per aprire una crisi visto che oggi - calendario alla mano - l’ipotesi di un governo tecnico potrebbe trovare una sponda sia nella Finanziaria alle porte che nell’impossibilità di tornare alle urne sotto Natale. Si va avanti, dunque. Puntando tutto sui cinque punti del programma, come spiegano in una nota i capigruppo della Lega Reguzzoni e Bricolo. Un modo per chiedere al Cavaliere di concentrarsi sull’azione di governo, visto che - è il non detto che Bossi continua di tanto in tanto a rinfacciare al premier - ormai la finestra temporale per tornare alle urne s’è chiusa fino a inizio 2011.
Così, anche se davvero il Fli dovesse decidere per un quantomai improbabile appoggio esterno al governo, difficilmente si aprirà la crisi. Nonostante Berlusconi non contempli questa ipotesi neanche come caso di scuola. «Appoggio esterno? È roba da Prima Repubblica, solo giochi di Palazzo che il Paese non capisce», si lascia sfuggire sull’aereo che da Arcore lo porta a Roma. Se Fini decidesse di andare fino in fondo, però, lo show down sarebbe probabilmente congelato. Certo, il Carroccio alzerebbe la voce e punterebbe il dito contro il tradimento del Fli. E pure Berlusconi non perderebbe l’occasione per ricordare ogni santo giorno che uscendo dall’esecutivo - dove l’unico ministro finano è Ronchi - è l’ex leader di An ad essersi preso la responsabilità della rottura. D’altra parte, la partita è ormai da tempo incentrata sul cosiddetto gioco del cerino. Lo sa Fini e lo sa Berlusconi, tanto che in privato il Cavaliere non manca di rimarcarlo: so bene che altri passeranno con il Fli, ma se alla Camera sono 34 o 38 cambia poco, il punto che resta sempre Fini che deve decidere di staccare la spina.
Ecco perché il Cavaliere e Bossi vogliono puntare sui cinque punti programmatici. Tanto che questa settimana dovrebbe andare in Consiglio dei ministri quello sulla sicurezza mentre nella Direzionale nazionale del Pdl convocata per domani il premier dovrebbe ribadire l’intenzione di andare avanti con i provvedimenti su cui il governo ha incassato la fiducia di Camera e Senato (più un provvedimento sulle intercettazioni). D’altra parte, spiega Berlusconi parlando in mattinata alla fiera di Rho, «intendo governare fino a fine legislatura» visto che «a dispetto degli attacchi che arrivano la realtà è che stiamo facendo bene». Un appuntamento, quello della Direzione, che in realtà si annuncia più delicato che mai rispetto agli equilibri interni del partito visto che sono sempre di più i cosiddetti insoddisfatti. E anche a loro dovrà parlare il Cavaliere per evitare altri contraccolpi nel Pdl.
Pare archiviata, invece, l’ipotesi di un possibile riavvicinamento con Casini e l’Udc. Qualche giorno fa, infatti, il premier aveva chiesto i suoi di non affondare colpi sul leader centrista e aveva ragionato sull’ipotesi di una crisi pilotata per un Berlusconi bis appoggiato anche dall’Udc (la proposta la lanciò Casini mesi fa).
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