La Lega chiama i padani per sbancare il Nord

Il partito è ottimista su Piemonte e Veneto, ma teme l’astensionismo. Zaia: «Non dobbiamo dormire sugli allori, se vinciamo senza un’ampia maggioranza riforme a rischio». Cota: «Sono fiducioso, ho le corde vocali usurate»

La Lega chiama i padani per sbancare il Nord

In cuor loro, da bravi padani, i leghisti avrebbero preferito una bella pioggerella primaverile o almeno la nuvolaglia che blocca gli elettori in città e li porta ai seggi. Da Umberto Bossi in giù, nessuno canta ’O sole mio. Da Venezia a Torino, dal Veneto di Luca Zaia fino al Piemonte di Roberto Cota, l’ombra dell’astensionismo pesa come un’incognita sul risultato di oggi. Moltissima gente ha preferito affollare i laghi o passeggiare sulle spiagge dell’Adriatico piuttosto che correre alle urne. La Lega è tranquilla sull’esito complessivo del voto, sa che al Nord farà un altro passo avanti; tuttavia il rischio di dormire sugli allori è alto.
Il più preoccupato appare Zaia, che in realtà è l’unico leghista sicuro del risultato. Ma anche in Veneto l’astensionismo ha fatto segnare punte allarmanti: ieri alle 19 aveva votato il 37,3 per cento contro il 42,8 delle regionali 2005 (meno 5,5) e addirittura il 55,4 delle politiche 2008 (meno 18,1 per cento). Fino alle ore 22, quando si è arrivati al 49% (circa - 7%). Calo più contenuto rispetto alla media nazionale (meno 9 per cento) ma sempre preoccupante. «Sabato mattina ho aperto la mia pagina su Facebook - racconta il candidato governatore del centrodestra per il Veneto - e ho trovato 241 messaggi di congratulazioni giunti nella notte. Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) altri 246. Tutti a dire bravo, ce l’abbiamo fatta, cose così. Io ringrazio tutti, sono contentissimo dell’entusiasmo e resto superfiducioso per il risultato. Ma voglio lanciare un appello ai veneti: andate tutti a votare».
Il ministro dell’Agricoltura, che ieri pomeriggio ha votato nel paese trevigiano di Refrontolo, non nasconde un certo nervosismo. «È dall’inizio della campagna elettorale che metto in guardia dalla troppa fiducia dei nostri sostenitori. Il netto calo dell’affluenza nel Veneto ci inquieta un po’. Non vorrei che ci considerassimo troppo vincenti. Se quel 5 e mezzo per cento in meno sono tutti voti nostri, e lo temo fortemente, rischiamo più di quanto si creda. Magari alla fine non si perdono le elezioni, però con una bassa rappresentanza non si possono fare le riforme che servono».
A furia di sgolarsi per invitare al voto, Roberto Cota è diventato afono. «Corde vocali usurate», mormora. Ieri il candidato del centrodestra alla guida del Piemonte ha passato una giornata di relax: al mattino anche lui a prendere il sole sul lago Maggiore, a Baveno, con la moglie e la figlia di due anni; nel primo pomeriggio ha votato a Novara, la sua città, salutato dal prefetto Giuseppe Adolfo Amelio. «Spero che questo tempo meraviglioso non tenga lontana troppa gente dalle urne - ripete con il filo di voce lasciatogli dalla lunga campagna elettorale -. Io ho fatto tutto il possibile, non ho nulla da rimproverarmi, aspetto il risultato del voto con grande fiducia e serenità».
Fiducia e tranquillità ripete anche Umberto Bossi. Il Senatùr è consapevole che le urne regaleranno grandi soddisfazioni al Carroccio. Nelle sezioni si respira l’ottimismo di chi dovrebbe strappare voti sia alla sinistra sia al Pdl. La grande scommessa è proprio il sorpasso sull’alleato di governo, dato per scontato almeno in Veneto. Ma il leader leghista è prudente. «Non ho mai pensato al sorpasso sul partito di Berlusconi, l’avete inventato voi giornalisti - ha detto ieri pomeriggio dopo aver votato a Milano nel seggio in via Fabriano, alla scuola don Orione -. So che prendiamo tanti voti, quello sì, poi sorpasso sì sorpasso no, questo è secondario. Speriamo che anche domani (oggi per chi legge, ndr) sia una bella giornata».
Grande prudenza, insomma, e nessuna previsione. Un po’ di scaramanzia ma anche un margine di incertezza, soprattutto per i risultati del Piemonte. «Noi possiamo arrivare ovunque, se la gente vuole ci manda ovunque», ha aggiunto il Senatùr che invece ha evitato di rispondere alle domande su un eventuale candidato leghista come sindaco di Milano alla scadenza del primo mandato di Letizia Moratti. «Sono amico del sindaco Moratti, si è trovata davanti una situazione difficile», ha tagliato corto. Anche per quella poltrona Bossi troverà una mediazione con il premier: «Io e Berlusconi troviamo sempre l’accordo. Sono convinto che troviamo l’accordo su qualunque cosa. Il problema è che Berlusconi vada avanti a darci voti per fare il federalismo, tutto il resto è secondario. Non abbiamo mai litigato, e questo è positivo. Io sono un suo alleato fedele, e Berlusconi è un alleato fedele della Lega. Guardate Casini, che rabbia che ha, guardate come schiuma di rabbia.

La sinistra sta dando i numeri, però penso che la gente saprà scegliere, saprà come legnare i matti»: un riferimento all’allarme per i pacchi bomba indirizzati al Carroccio. «È gente disperata - ha aggiunto - ma il popolo non lo convinci con i pacchi bomba, la gente la convinci facendo le riforme».

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