La Lega fuori dal coro Bossi avverte: «Noi contrari alla melassa buonista»

RomaAll’alba del nuovo anno spinge sulle riforme, tenendosi alla larga da «melassa» e «buonismo». E anche se la sera del 31, insieme a Calderoli, era davanti alla tv ad ascoltare il capo dello Stato che auspicava «riforme condivise», Umberto Bossi da Ponte di Legno sceglie di non commentare il messaggio alla nazione di Giorgio Napolitano. Ma prova semmai a rilanciarne i contenuti. «Cosa ci aspettiamo per l’anno nuovo? Ci aspettiamo le riforme, che poi è quello che chiede anche la gente», spiega il Senatùr, decisamente più pragmatico che politically correct quando si dice aperto al dialogo in tutte le direzioni purché questo serva ad attuare concretamente il programma del Carroccio, e non a diluirlo tra le chiacchiere: «Noi siamo disposti a parlare con chiunque, a trovare accordi, ma a una condizione: che le cose si facciano. Non vogliamo chi perde tempo o lo fa perdere apposta».
Il timore del leader leghista è che sul tema si compatti un consenso trasversale solo apparente, e che il dibattito però non sfoci in nulla di fattivo in tempi brevi. Fatti, dalla riforma dello Stato al federalismo, che la Lega - portato a casa il federalismo fiscale - insegue da quando, nel giugno del 2006, il referendum cancellò la legge dell’allora Cdl che modificava la seconda parte della Costituzione.
Non è una chiusura, anzi. Bossi, che ha già espresso ottimismo su una convergenza sul tema delle riforme tra le varie forze politiche, vuole solo insistere sull’urgenza di portarle a compimento. «La Lega - insiste il leader del Carroccio - prosegue per la sua strada. Ed è una strada ben chiara. E ribadisco, per chi ancora non lo avesse capito, che siamo geneticamente contrari alla melassa buonista, al chiacchiericcio di quelli che parlano, parlano e non fanno mai nulla». Un messaggio, quello partito da Ponte di Legno, che va letto più come avviso ai «temporeggiatori» di ogni schieramento che come replica critica al discorso di Napolitano, nei contenuti condiviso da Bossi. Il Senatùr rispetto alle parole del presidente della Repubblica è intenzionato solo a rimarcare la necessità di un’accelerata su devolution, separazione delle carriere, Senato federale e dintorni. «Adesso - chiude Bossi - servono le riforme: questo è il nostro programma per il 2010».
Un anno che nasce, per il Carroccio, nel segno del federalismo. La Lega è dunque pronta e disponibile a tracciare una strada che porti alla condivisione nel processo di modifica costituzionale, che si parta o no dalla «Bozza Violante», ma a patto che la ricerca di un consenso allargato non diventi una scusa per rimandare o frenare le riforme.
Il messaggio, chiaro, lo ribadisce anche Roberto Calderoli. Il ministro per la Semplificazione normativa, che a differenza di Bossi prende spunto esplicitamente dal discorso di Napolitano, chiede «coerenza» alle forze politiche per dare seguito alle parole (comunque definite «di circostanza») del capo dello Stato. «Chi si oppone alle riforme lo faccia alla luce del sole.

Perché se la Lega vedrà qualcuno che bara, che finge di starci per poi mettere i bastoni tra le ruote, non farà sconti», afferma Calderoli. «E di fronte al sabotaggio - conclude - la Lega chiamerà in piazza i cittadini che sono stanchi di chiacchiere».

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