Adalberto Signore
da Roma
«Il problema sta tutto nella forbice...». La sintesi di quella che potrebbe essere una delle vigilie più importanti nella storia della Lega la fa Roberto Calderoli. Che la prima delle due giornate dedicate al referendum sulle riforme costituzionali la passa nella sua casa di Bergamo «a spaccare legna» in bermuda («li ho messi perché mi hanno portato fortuna a Lorenzago e spero che ne portino altrettanta») e rilassarsi. Ma senza perdere di vista i dati sullaffluenza, unico termometro dellandamento del voto almeno fino alla chiusura delle urne e alle prime proiezioni. Numeri che in serata fanno propendere per un cauto ottimismo proprio in virtù della «forbice» che divide nettamente Nord e Sud. Con unalta affluenza in Lombardia, Veneto e Piemonte (regioni molto popolose e dove è concentrato lelettorato del Carroccio) e un dato quasi dimezzato in Campania, Puglia e Calabria. Anche se, avverte il vicepresidente del Senato e coordinatore delle segreterie della Lega, «bisognerà vedere se il trend sarà confermato nelle prossime rilevazioni».
La parola dordine, dunque, è «cautela». Predicata anche da Umberto Bossi, che trascorre la domenica nella sua casa di Gemonio insieme alla famiglia, ma in costante contatto telefonico con i suoi colonnelli. E a tutti ripete che «è inutile fare previsioni azzardate» perché «la partita è tutta da giocare». E con ben due risultati utili.
Lattenzione con cui i vertici del Carroccio guardano alla «forbice» tra laffluenza al Nord, al Centro e al Sud, infatti, non è altro che la sintesi di quella che di qui a poche ore potrebbe essere la nuova strategia della Lega. Più si vota nel Settentrione e meno lo si fa nel Meridione, più alte sono le possibilità che dalle urne possa uscire un Paese spaccato in due. Con il Nord a favore di una riforma il cui copyright è tutto leghista e il Sud decisamente contrario. Così, non è un caso che il dato delle 19 sullaffluenza in Lombardia (al 29,9%) soddisfi non poco il Senatùr. Che con i suoi lo definisce «molto incoraggiante». È ovvio, infatti, che se le regioni «culla» del Carroccio si pronunciassero a favore della riforma, consegnerebbero alla Lega una sorta di «salvacondotto» politico rispetto a uneventuale vittoria dei «no» a livello nazionale. Che Bossi non farebbe altro che gestire come un mandato in bianco per una nuova stagione allinsegna del movimentismo. Uno scenario che - spiega un importante dirigente di via Bellerio - «più che unipotesi è una certezza».
Così, rilevazione dopo rilevazione e con la «forbice» che va via via allargandosi, la vigilia dellatteso verdetto scorre allinsegna di un crescente ottimismo. E con la sensazione che quello che a via Bellerio viene considerato il «risultato minimo» sia ormai a portata di mano. Un passo avanti di non poco conto, visto che una sconfitta al Nord potrebbe avere ripercussioni devastanti sul Carroccio, già alle prese con gli ex leghisti del Fronte indipendentista e con i congressi regionali (che in Lega chiamano «nazionali») e quello federale ormai alle porte. Nessuno, però, vuole sbilanciarsi. «Vedremo domani sera», taglia corto Calderoli, che rimanda ogni valutazione nel merito a urne chiuse.
Oggi, infatti, lo stato maggiore del Carroccio si riunirà a via Bellerio per assistere allo spoglio. E sarà Bossi a dare la linea della nuova stagione della Lega a seconda di come si risolverà la consultazione referendaria. Con tre alternative, a seconda che vinca il «sì» o il «no». E in questo secondo caso con una netta differenziazione tra lesito del voto al Nord e nel resto del Paese.
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