Politica

La Lega innalza il fortino a via Nazionale

da Roma

«Dopo quello che ha detto Fazio, la riforma di Bankitalia non è più materia di discussione del governo. Ogni iniziativa sarebbe a questo punto persecutoria, immotivata e illegittima». Roberto Maroni esce allo scoperto facendo sapere che la Lega si metterà di traverso se qualcuno in maggioranza pensa davvero di risolvere «il pasticciaccio brutto» di via Nazionale con provvedimenti di legge.
E così mentre da sinistra s’invoca la sfiducia e a destra si ipotizza il ripescaggio dell’emendamento del mandato a termine nella legge sul risparmio, il Carroccio si affaccia in prima fila nella difesa del governatore. «Non dev’esser lui a dimettersi - spiega crudo, affiancando il titolare del Welfare, il ministro delle Riforme Calderoli - ma semmai chi ha costruito il terreno giuridico-mediatico finalizzato a impedire la nascita di una grande banca del Nord!». Strana la genesi di questo legame tra via Bellerio e il “cuore” finanziario di Roma-ladrona. Eppure appena un anno fa proprio i leghisti erano scatenati per il mancato operato di Bankitalia nelle vicende Cirio e Parmalat.
«Sappiamo benissimo il perché: la Lega ha avuto salvata la sua banca proprio da Fazio e Fiorani» il ritornello ripetuto giusto ieri dall’ex-ministro ulivista Enrico Letta. Ma nella sede del Carroccio respingono sdegnati questa analisi. Ricordano - lo aveva fatto già la Padania qualche giorno fa - che Credieuronord era piccolissima cosa, che proprio i suoi soci erano i soli che ci avevano rimesso, e che all’epoca dell’acquisizione della Bpi di Fiorani e cioè nell’ottobre scorso, proprio i parlamentari leghisti non avevano risparmiato critiche aspre a Fazio per via del mancato controllo su tanti bond.
Resta il fatto che Bossi, negli abboccamenti che ha avuto coi suoi e con gli alleati, ha fatto capire di non esser disponibile all’estromissione di Fazio: «Su questo non transigo». Probabile che più che al governatore guardi a Fiorani. Al tentativo di mettere in piedi - se sarà ancora possibile - un cartello bancario nordista. Ma va da sé che la difesa di Fiorani, passa per la stabilità di Fazio.
«Bankitalia ha degli azionisti. Se ritengono che sia stata compromessa l’autorevolezza dell’istituto, convochino una assemblea straordinaria e decidano che fare», nota gelido ancora Maroni, lasciando la riunione del Cicr. «Ma il governo - aggiunge - non può certo cambiare le regole se non c’è urgenza...». Stesso identico tenore nelle parole di Calderoli. «Per fortuna - aggiunge il ministro delle Riforme - la relazione di Fazio è stata pubblicizzata per cui saranno i cittadini a dare una valutazione. Per quel che mi riguarda, l’insegnamento che traggo dalla vicenda è che si ripropone semmai il ruolo della Consob». Un’autorità, per i due leghisti, che è divenuta nei fatti una superprocura senza controlli in grado di acquisire troppe intercettazioni. Sarà lì che semmai il governo deve intervenire, fanno capire i due auspicando una mano da Castelli. Il quale, invitato al Cicr da Siniscalco, ha evitato esternazioni. Appuntamento al consiglio dei ministri del 2 settembre, dunque.

Anche se proprio Castelli riferirà alla segreteria politica della Lega già lunedì prossimo.

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