Il messaggio della Lega è chiaro: la guida della Lombardia tocca al Carroccio. Se adesso o tra due anni non è ancora chiaro, ma secondo Giancarlo Giorgetti è poco più di un dettaglio. «Ormai è scontato, si discute solo sul quando e questo è un passo avanti siderale» dice il segretario della Lega lombarda, che molte voci accreditano quale possibile candidato alla guida della Regione. Lui si chiama fuori ma non è escluso che in qualche modo rientrerà nella partita. E mentre Bossi lascia il tavolo romano alzando la posta (quattro ministri o la guida della Lombardia), Giorgetti fa presente a Roberto Formigoni che il Carroccio è pronto a dare battaglia per ottenere il posto che al momento è il suo: «La Lombardia vale più di qualsiasi ministero. Bossi al ministero delle Riforme e un leghista alla guida della Regione significa ottenere il federalismo in tempi rapidissimi. Sarebbe una tenaglia mortale per Roma». Giorgetti mette fretta a Formigoni: «Chiediamo che tutto sia deciso il più rapidamente possibile. Non possiamo rimanere dieci mesi nell’incertezza e nemmeno ipotizzare una staffetta dopo le europee».
Giancarlo Giorgetti pensa già a un subentro in corsa in Lombardia: «Il candidato leghista a governatore potrebbe entrare da subito in giunta per assaporare l’aria della Regione...». E se invece Formigoni decidesse di ricandidarsi per la quarta volta? Giorgetti non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi: «Non possiamo mica aspettare che Formigoni muoia. Se decide di restare, andrà avanti altri due anni e il federalismo arriverà con lui presidente». In realtà Giorgetti conta sulla spinta congiunta di Formigoni e della Lega, che potrebbe portare il governatore in un ruolo di primo piano a Roma e il Carroccio alla guida della Lombardia: «Si è aperta la finestra della storia per la presidenza della Regione e adesso c’è una convergenza di interessi tra la Lega e Formigoni, che può essere un buon presidente del Senato». Già prima del voto, Formigoni ha avuto un incontro con il leader della Lega, Umberto Bossi, in cui i due (alla presenza dello stato maggiore del Carroccio) hanno discusso di eventuali incarichi di governo per il presidente della Regione. Bossi non ha escluso di rinunciare a un ministero anche pesante in quota leghista, purché a sua volta Formigoni garantisca di lasciare mani libere in Lombardia.
Insomma il partito di Bossi, forte del risultato elettorale, non si accontenterebbe di una figura di facciata ma punta a una guida effettiva della Regione, che negli ultimi tredici anni si è modellata a immagine di Formigoni. Inutile dire che l’ipotesi di abbandonare il campo non piace neppure a Cl, area di riferimento del governatore. Le trattative per Palazzo Chigi sono ancora in alto mare. Bossi ha lasciato Roma chiedendo quattro ministri. Una richiesta che il Senatùr è pronto a ridimensionare solo se otterrà garanzie sulla Regione. Come spiega Giorgetti «siamo concentrati sulla Lombardia, che per noi è un obiettivo prioritario». Formigoni prende tempo: «Se andrò a Roma o rimarrò a Milano lo vedremo nel giro di una settimana. Si tratta di rafforzare sempre di più la Lombardia». Tradotto in richieste politiche, significa un ministero come gli Interni, gli Esteri o le Attività produttive, che incorporerà lo Sviluppo e l’Industria e a cui faranno riferimento le deleghe dell’Expo 2015.
Formigoni rimane in corsa anche per la presidenza del Senato ma i suoi destini sono nelle mani della Lega oltre che - naturalmente - di Silvio Berlusconi.
A Porta a Porta, il premier in pectore ha risposto a una domanda di Bruno Vespa con una battuta che sembrava studiata apposta per ridimensionare le ambizioni del governatore. Formigoni sarà con lei a Roma? Tranchant Berlusconi: «Possiamo passare alla domanda successiva?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.