La Lega gli sfila il Veneto Galan minaccia: vado da solo

La Lega gli sfila il Veneto Galan minaccia: vado da solo

Invece il freddo autunnale calato sul Nordest ha gelato i rapporti del Doge con Roma. L’altra sera un vertice telefonico Berlusconi-Bossi-Fini pare abbia decretato la conclusione dell’epoca Galan. Il Veneto, regione più leghista d’Italia, dovrebbe essere consegnata a un uomo del Carroccio: il primo della lista è il ministro Zaia, seguito dal sindaco di Treviso Gobbo e da quello di Verona Tosi. E se dalle parti della Serenissima il Pdl facesse le barricate per non lasciare Palazzo Balbi in mano a un fedelissimo di Umberto Bossi, si mormora che il compromesso cadrebbe sul sottosegretario Aldo Brancher, cioè il tessitore dei rapporti tra Berlusconi e la Lega oltre che antagonista storico di Galan in Veneto.
Ma la frenata sulla candidatura non è l’unico segnale negativo che parte da Roma verso Venezia. I rapporti con la Lega si fanno sempre più tesi, tanto che il consigliere regionale pidiellino Dario Bond (un mese fa promotore della massiccia raccolta di firme a sostegno della permanenza di Galan alla guida della regione) ha diffuso una nota pesantissima contro il film «Barbarossa», quasi a segnare un solco tra Pdl e Carroccio.
Poi c’è lo schiaffo olimpico. Galan ha raccolto un parterre bipartisan, con i sindaci pd di Padova e Venezia fino al presidente degli industriali veneti Andrea Tomat, per sostenere la candidatura di Venezia a ospitare i Giochi del 2020. Le Olimpiadi in laguna, una proposta ardita e affascinante. Il giorno dopo è però arrivata Roma a gelare ogni entusiasmo, proponendosi come sede esattamente 60 anni dopo l’oro di Berruti. E poi Palermo, quindi addirittura Bari. Difficilissimo che contro la concorrenza della capitale possa spuntarla proprio la Serenissima.
Tuttavia il segnale più minaccioso per Galan è arrivato dal Parlamento, dalla sua stessa maggioranza. Un emendamento alla finanziaria presentato dal Pdl in Senato propone di cancellare la società mista Anas-Regione Veneto (50% a testa) che gestisce il Passante di Mestre, fortissimamente voluto dal governatore. Quell’arteria è il primo esempio di «federalismo stradale» d’Italia, perché una parte dei pedaggi resta sul territorio. Se sparisse la concessionaria mista, gestione e soldi passerebbero all’Anas. I sindaci veneti, di ogni colore, si stanno mobilitando per bloccare questo emendamento.
Le polemiche sul Passante, gli intrighi per le Olimpiadi, i tentennamenti delle candidature, gli attriti con la Lega: per Galan è cominciato un autunno freddo. La sua reazione è stata pacata. Da anni sbandiera l'idea di un partito moderato veneto federato con il Pdl ma autonomo, sul modello della Csu bavarese. Da tempo fa sapere che in marzo potrebbe scendere in campo con una lista tutta sua. Ieri ha ripetuto la minaccia, ma con un’importante precisazione: «Potrei anche comprendere le ragioni di un cambio politico alla guida della regione del Veneto, ma mi attendo di conoscere il perché di una scelta che altrimenti risulterebbe del tutto immotivata». Galan quindi non fa barricate, vuole da Berlusconi «una risposta più che motivata e convincente». Per ora la lista “bavarese” resta sullo sfondo, ma avrebbe l’appoggio dell’Udc, che già siede nella giunta regionale veneta e non vede l’ora di scombinare i giochi del Pdl.

Ha detto ieri il segretario Lorenzo Cesa: «Se verrà confermata la bocciatura di Galan e la svendita del Veneto alla Lega, proporrò alla direzione nazionale dell’Udc e ai nostri dirigenti locali di rinunciare allo storico simbolo del partito per lavorare a una lista locale a sostegno di Galan, aperta a tutti coloro che non vogliono diventare leghisti».
SFil

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