La Lega: «Stemmi regionali nella Costituzione»

RomaIl capogruppo dell’Italia dei valori alla Camera, Massimo Donadi, la definisce un «colpo di sole estivo». Ma sta sbagliando estate, perché la proposta di legge della Lega che vuole assegnare dignità costituzionale alle bandiere e agli inni regionali - e di cui si è parlato ieri per tutto il giorno tra i politici in vacanza - in realtà è depositata al Senato da oltre un anno, ricoperta da qualche centimetro di polvere.
Il testo leghista si intitola: «Modifica all’articolo 12 della Costituzione sul riconoscimento dei simboli identitari di ciascuna Regione». Si compone di un solo articolo, in cui si chiede di inserire nella Carta questo comma: «Ciascuna Regione ha come simboli la bandiera e l’inno».
Una richiesta di ufficialità, nessuna intenzione di sostituire la croce lombarda al tricolore. L’iniziativa legislativa sugli inni e le bandiere fu presentata a palazzo Madama il 2 luglio del 2008, primo firmatario il presidente dei senatori del Carroccio Federico Bricolo. Fu assegnata alla commissione Affari Costituzionali venti giorni dopo, il 22 luglio. Il sole che l’ha benedetta era quindi quello dello scorso anno.
Però ieri inni e bandiere regionali della Lega sono stati protagonisti del dibattito politico: «Milioni di italiani non ce la fanno più a vivere - ha dichiarato il segretario del Pd Dario Franceschini - e loro si occupano delle bandiere regionali. La smettano di perdere tempo!».
Pure Franceschini ha abboccato al gioco estivo del senatore Bricolo, che ha rilanciato con l’Ansa la sua proposta di legge sui simboli regionali vecchia di dodici mesi, obbligando tutti i colleghi a discuterne via telefonino dal bagnasciuga o dallo yacht. Nessuno è andato a controllare gli atti della prima commissione del Senato. Così è sembrato che la Lega avesse deciso all’improvviso di inventarsi questa storia delle bandiere federaliste per chissà quali ricatti di maggioranza. Nessuno in Parlamento disse niente sulle bandiere «un anno fa, quando depositammo la proposta - ricorda il ministro leghista Roberto Calderoli - ora gridano allo scandalo. Sono mistificatori».
Osvaldo Napoli (Pdl) ha svelato subito l’abbaglio collettivo: «Desidero fare i miei complimenti all’amico senatore Bricolo, del quale ignoravo il fiuto giornalistico. Con la sua trovata ha dato materia ai giornali per riempire una paginata anche domani (oggi, ndr)». Il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, non sapendo ancora che Franceschini fosse pronto all’affondo sugli stendardi, nel pomeriggio ragionava: «Immagino già il clamore che i fessi della sinistra staranno mettendo in piedi, ma inviterei tutti a usare il buon senso. Mi trovo in Sicilia, in spiaggia sventola la bandiera della Trinacria. È forse un problema?». Meno entusiasta il vicepresidente dei deputati pdl Italo Bocchino, che parla di «boutade agostana di cui non si sentiva il bisogno». Commento condiviso dal portavoce del partito Daniele Capezzone: «Dalla Lega un pesce d’aprile fuori stagione». La richiesta del Carroccio in effetti è provocatoria, ma senza voler «andare contro qualcosa o qualcuno - ha chiarito Bricolo -: le bandiere sono una ricchezza per il Paese. In Spagna e in Gran Bretagna c’è già il riconoscimento dei simboli identitari. Le polemiche sono strumentali». La Lega chiede quindi solo dignità per gli stemmi. Nella relazione che accompagna la proposta di legge è scritto: è «necessario recuperare i simboli identitari che, contraddistinguendo ciascuna realtà regionale, contribuiscono ad alimentare il legame dei cittadini con il territorio».
Le bandiere regionali esistono già, conservano la storia dei territori che rappresentano. Come il Pegaso della Toscana, la croce spezzata del Piemonte, lo scudo sannitico dell’Abruzzo.

La musica invece non ha mai trovato un’ufficialità nelle regioni. Ma non ce l’ha neppure a livello nazionale: tra Camera e Senato sono depositati ben sei progetti di legge (di Pdl e Pd) per rendere «Fratelli d’Italia» formalmente inno della Repubblica.

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