"La Lega vince perché gli operai si fidano"

Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, fa eleggere in Europa un giovane consigliere comunale col record di preferenze: "Ora con il 10% a livello nazionale vogliamo il governatore del Veneto. E un’altra Regione"

"La Lega vince perché gli operai si fidano"

Verona - Ora Flavio Tosi si scopre taumaturgo: il «suo» candidato alle europee, Lorenzo Fontana, ventinovenne consigliere comunale e vicesegretario provinciale del Carroccio, è il leghista più votato nel Nordest (a parte Umberto Bossi). Il sindaco di Verona gongola senza scomporsi troppo: «Sono soddisfatto soprattutto perché la mia città si conferma, con Treviso, il primo capoluogo leghista del Veneto e di tutto il Nord. Sono molto grato agli elettori».

E come la mettiamo con il sorpasso mancato?
«Quella è sana competizione, ci sta».

Competizione tra alleati.
«In campagna elettorale un minimo di lotta per aumentare i consensi da una parte e dall’altra fa parte del gioco».

Un gioco che è sembrato uno sgambetto a Berlusconi.
«Noi correvamo per il sorpasso, ma è stato Berlusconi a parlare della presidenza della regione. Prima l’ha promessa alla Lega, poi si è corretto dicendo che sarebbe andata al partito che prendeva più voti. L’ha detto lui, non noi».

E voi? Non avete rifiutato...
«Noi non abbiamo mai detto che chi prende più voti in una certa regione si porta a casa la presidenza. Anche perché non funziona così: Craxi non sarebbe mai diventato presidente del consiglio».

Ma il sorpasso vi avrebbe aiutato, o no?
«Certo, ma la sostanza non cambia. A una forza politica della maggioranza che esprime il 10 per cento a livello nazionale, non puoi dire: siccome non sei primo da nessuna parte allora niente governatori».

Quindi, se lei fosse nei panni del governatore Giancarlo Galan, non sarebbe tanto tranquillo.
«Direi proprio di no, mi pare normalissimo che visto il nostro risultato noi chiederemo il Veneto, e forse non solo quello».

Veneto e Lombardia?
«Be’, queste regioni rappresentano grossomodo un quarto del Paese, noi abbiamo oltre il dieci per cento contro il 35 del Pdl, mi sembra una richiesta plausibile».

Al di là del risultato veneto, il dato più significativo è l’espansione leghista nelle zone rosse: Liguria, Emilia, Toscana.
«Per noi non è una novità, perché in Veneto è già successo che un elettorato storicamente di centrosinistra si spostasse verso la Lega. Era inevitabile succedesse anche nell’Italia centrale».

Dove avete raccolto i voti dei delusi del Pd e della sinistra estrema.
«Esattamente. La cosiddetta classe operaia adesso si fida molto più di noi».

Perché gli operai votano Lega, anche se ideologicamente siete agli antipodi?
«Gli operai votano chi si occupa di loro, ed è giusto così. Nemmeno quando c’era il Pci si può dire che le tute blu votassero soltanto in base a un’ideologia: sceglievano chi curava i loro interessi. Due anni fa, quando sono diventato sindaco di Verona, la sinistra (non noi) ha fatto un’analisi del voto. Sa che cosa hanno scoperto?».

Che cosa?
«Che il 47 per cento dell’elettorato di Rifondazione aveva votato me. Uno su due. E sa perché?».

Lo spieghi.
«Perché ho detto: la priorità di questa amministrazione saranno i cittadini italiani residenti a Verona. Queste categorie sono tornate a essere il perno dell’attenzione del Comune per quanto riguarda il sociale, la famiglia, gli aiuti ai ceti più deboli».

A scapito degli stranieri?
«Oggi i lavoratori italiani fanno parte della fascia sociale che ha maggior bisogno di essere sostenuta dai servizi sociali. Sono loro che devono ricevere le principali attenzioni delle istituzioni pubbliche. E vedono che questa attenzione viene dalla Lega, non sicuramente dal centrosinistra».

Il voto ideologico è diventato voto pragmatico?
«L’operaio vota chi lo difende realmente».

E quindi non considera più di destra temi come la sicurezza e l’ordine pubblico.
«Questo è stato un grande errore della sinistra e dei suoi dirigenti: si sono messi a fare la battaglia per l’insicurezza. Quando c’è da scegliere se schierarsi con le forze dell’ordine o con chi delinque, siano clandestini o centri sociali, spesso la sinistra sbaglia parte. Chiaro che il lavoratore italiano si sente abbandonato».

Come vede il suo futuro?

Sarà lei, come molti prevedono, il successore di Galan?
«Io sono tranquillo, continuo a fare esattamente quello che facevo prima. L'anno prossimo Berlusconi e Bossi si parleranno e decideranno che cosa fare».

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