La Lega vuole eserciti regionali Alt di La Russa: non se ne parla

RomaLa Lega guarda agli States e propone l’istituzione di eserciti regionali alle dirette dipendenze dei governatori. Milizie disegnate sul modello della Guardia nazionale americana, pronte a intervenire per mantenere l’ordine pubblico, in caso di calamità naturali o attentati.
Il «Corpo dei volontari militari per la mobilitazione» dovrebbe essere composto da circa 20mila uomini reclutati su base regionale. La proposta di legge sarà presto discussa in commissione Difesa. Ma il fuoco dell’attenzione e delle polemiche già divampa e coinvolge l’opposizione, sul piede di guerra, oltre a qualche governatore regionale come Renata Polverini che bolla la proposta come una fantasiosa sortita leghista. Asciutto, invece, lo stop del ministro della Difesa, Ignazio La Russa: «In ogni Paese, anche il più federalista del mondo, l’esercito non viene mai regionalizzato o parcellizzato. È una delle caratteristiche dello Stato unitario».
Le intenzioni leghiste, però, non sembrano puntare su una regionalizzazione dell’esercito ma sull’istituzione ex novo di un corpo di volontari con compiti di Protezione Civile. Il provvedimento, che porta la firma di quasi tutti i componenti del gruppo del Carroccio, prevede che le «milizie» siano composte da cittadini italiani con età inferiore ai 40 anni, preventivamente sottoposti a test psico-attitudinali. I volontari avranno «l’obbligo di prestare servizio un mese all’anno» e verranno retribuiti come nell’esercito. Sempre a Esercito e Carabinieri verrà affidato l’addestramento.
Uno dei primi firmatari, l’onorevole Franco Gidoni, spiega così il senso della proposta: «La ratio è quella di coprire il buco creatosi con l’abolizione della coscrizione obbligatoria». In pratica, con la scelta del 2004 di rendere volontario il servizio militare, gli organici delle forze armate sono diminuiti notevolmente. In più, molti nostri soldati sono impegnati in missioni internazionali. «Ecco perché - dice Gidoni - sarebbe fondamentale avere a disposizione battaglioni regionali agili e flessibili che possano essere impiegati a richiesta dei governatori per far fronte alle situazioni che esigono l’attivazione del sistema di protezione civile». L’esempio è quello della guardia nazionale, di recente impegnata durante l’emergenza provocata dall’uragano Katrina e prima ancora in occasione dei disordini interetnici esplosi a Los Angeles. «Da noi un corpo come quello che abbiamo in mente - ragiona sempre il leghista - avrebbe senza dubbio evitato gli episodi di sciacallaggio che si sono verificati durante l’alluvione del Veneto». Il nuovo Corpo «non dovrebbe disporre di più di 20mila uomini raggruppati in 20 battaglioni regionali sotto il comando di altrettanti tenenti colonnelli distaccati dall’Esercito e dall’Arma dei Carabinieri». Le uniformi sarebbero identiche a quelle dell’Esercito ma è prevista «l’introduzione di distintivi ad hoc per i singoli reparti regionali». L’armamento sarebbe «esclusivamente di tipo leggero».
Le spiegazioni fornite dalla Lega, però, non soddisfano il Pd che paventa la «secessione armata» e avverte: «Bossi e Calderoli prendano le distanze perché altrimenti sul federalismo salta tutto».

Si schiera contro anche Fli che parla di «sciocchezza propagandistica». La Lega, però, replica facendo notare che una analoga proposta di legge venne presentata da Edmondo Cirielli del Pdl il 18 febbraio 2011. E venne sottoscritta anche da alcuni parlamentari finiani.

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