RomaTra polemiche e ostacoli prosegue il percorso parlamentare del disegno di legge del governo sulle intercettazioni, approdato lunedì nellaula di Montecitorio. Il Pd promette «battaglia campale», come dice Vincenzo Vita e lIdv già pensa ad un secondo referendum, come per il Lodo Alfano. Al loro fianco scendono, oltre al «sindacato» dei magistrati, lAnm, le organizzazioni di giornalisti ed editori. La Fnsi e la Fieg in una manifestazione si dicono determinate a impedire lapprovazione delle cosiddette «norme-bavaglio» per i giornalisti e annunciano presidi davanti al Parlamento, per chiedere di cambiare un testo che impedirebbe linformazione dellopinione pubblica. Si parla anche di «obiezione di coscienza di massa».
Nel centrodestra, soprattutto sul diritto di cronaca e il carcere per i giornalisti, si confrontano due posizioni: quella di chi sarebbe favorevole ad alcune modifiche (come la relatrice Giulia Bongiorno - An -, lazzurro Gaetano Pecorella, che avanza dubbi di costituzionalità su alcuni punti e il leghista Roberto Cota) e quella di chi non intende ritoccare il testo uscito dalla commissione, con il no di Pd e Idv e lastensione dellUdc. Due posizioni che si confronteranno stasera, nella riunione del Pdl alla Camera, ma Niccolò Ghedini è convinto che il testo vada «bene così comè». Le norme più contestate sono due: quella del presupposto dei «gravi indizi di colpevolezza» per autorizzare le intercettazioni e il divieto di pubblicazione, anche per riassunto e anche se non coperti da segreto, degli atti di indagine. Sul primo Ghedini non mostra alcun dubbio, e sottolinea che «la norma è stata approvata da tutta la maggioranza in Commissione e la stessa Bongiorno ha contribuito alla stesura del testo». Quanto al secondo, sottolinea che «anche oggi la maggior parte dei comportamenti messi in atto dalla stampa sono vietati dalla legge ma non vengono puniti dalla magistratura». Ma la Bongiorno (presidente della commissione Giustizia) scrive al presidente dellOrdine dei giornalisti Lorenzo Del Boca: «Un divieto totale di pubblicazione di atti giudiziari fino alla conclusione delle indagini o fino al termine delludienza preliminare, azzererebbe qualsiasi forma di conoscenza nelle prime fasi dellattività giudiziaria relativa a delitti di grave allarme sociale».
Nel centrodestra, comunque, si afferma che non è in discussione la coesione della maggioranza sulla necessità di porre dei limiti precisi alle intercettazioni. È martedì grasso e Maurizio Gasparri avverte: «Questo carnevale deve finire. La pubblicazione di tutto in ogni modo e in ogni circostanza non è più possibile». Per il presidente del gruppo Pdl al Senato, si può discutere su qualche «dettaglio», ma rimane il fatto che «la pubblicazione di tutto come è avvenuto in Italia ha fatto male alla giustizia sabotando le indagini e ha danneggiato persone che in molti casi non sono state nemmeno rinviate a giudizio».
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