Politica

Legge elettorale: lo scorporo divide azzurri e centristi Incontro Bossi-Berlusconi

Gli ex dc: sistema da mantenere. Il premier: studiamo come abolirlo. E domani il presidente del Consiglio ne parlerà con il Senatùr

Anna Astrella

da Roma

La riforma elettorale? Per il centrodestra rappresenta una priorità che trova tutti d’accordo. Ma le divergenze diventano palesi quando si inizia a parlare delle modalità. Berlusconi insiste sull’opportunità di alcuni aggiustamenti tecnici; Follini è categorico: la legge elettorale va cambiata, non con una «riformicchia», ma con una più profonda e radicale operazione che riporti in sella il sistema elettorale proporzionale.
Tra i fattori di divisione c’è il ruolo dello scorporo, il meccanismo che permette ai deputati esclusi dall’uninominale di rientrare in Parlamento attraverso la quota proporzionale. Per il segretario dell’Udc uno degli obiettivi primari in questo momento è impedire che, sul finire della legislatura, in Parlamento venga approvata una legge che lo abolisca. Questa posizione è in aperto contrasto con quanto dichiarato da Berlusconi che, invece, nei giorni scorsi, ha invitato gli alleati ad «approfondire» la questione dell’eliminazione di questo meccanismo. Inoltre tra le file di Forza Italia è stata ribadita la necessità che il Parlamento proceda, in tempi brevi, «a eliminare quei meccanismi elettorali, come lo scorporo, che finiscono per tradire lo spirito referendario del 1993 e soprattutto la volontà politica dell’elettorato».
Chiaro il riferimento alle «liste civetta», elenchi ad hoc utili per assicurarsi un posto in Parlamento. La diffidenza verso questo escamotage è comune a tutti gli alleati della Cdl, ma Udc e Lega tendono a identificarlo un po’ come un elemento inevitabile a cui far ricorso per salvaguardare le formazioni politiche più piccole. E quindi per arginare il pericolo delle liste civetta i centristi suggeriscono un «patto tra gentiluomini», una sorta di impegno solenne, assunto magari davanti al capo dello Stato, per evitare stratagemmi per l’aggiramento dello scorporo.
Ma questo tipo di iniziativa non trova sostenitori tra gli azzurri convinti che un patto non basterebbe a risolvere il problema e l’intera coalizione finirebbe per correre dei rischi. «Il centrosinistra - si fa notare da Forza Italia - potrebbe anche non presentare liste civette vere, ma utilizzare partiti della colazione che non dovrebbero comunque superare il 4% per scaricare i voti dello scorporo».
Trovare un punto comune sulla legge elettorale non è semplice e non lo è soprattutto in tempi brevi anche se il premier, in un estenuante tour de force, - domani incontrerà Bossi - sta cercando di far capire agli alleati che cancellare il meccanismo dello scorporo e aumentare il numero dei contrassegni per l’uninominale pagherà in termini di voti. Intanto nel calendario messo a punto dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio fino alla pausa estiva non è incluso il testo unificato elaborato dall’azzurro Donato Bruno e in discussione in commissione Affari Costituzionali. La proposta di legge doveva andare in aula già l’altro giorno ma su richiesta di Lega, Udc e opposizioni la discussione generale è stata fatta slittare. Inoltre il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, avrebbe chiesto ai gruppi di andare avanti nella discussione in commissione per arrivare in assemblea solo quando ci fosse una proposta condivisa da maggioranza e opposizione.
Un appello a «tutte le forze politiche» è arrivato da Mario Mantovani, responsabile dell’ufficio elettorale di Fi. L’eurodeputato, sulla linea indicata anche dalla proposta di legge Bruno, sottolinea come «Forza Italia auspichi una decisa presa di posizione da parte di tutte le altre forze politiche al fine di eliminare quest’ambiguità esistente nell’attuale legge elettorale.

Lo scorporo, infatti - conclude Mantovani - ha generato le aberranti liste civette che hanno finito per menomare la costituzione del principale organo rappresentativo, quale il Parlamento nazionale, che oggi non è nella pienezza dei suoi rappresentanti a causa del perverso meccanismo elettorale vigente».

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