La legge sull’omofobia non passa E il Pd se la prende con la Binetti

RomaLa proposta di legge Concia sull’omofobia, che intendeva introdurre nel codice penale l’aggravante della discriminazione per l’orientamento sessuale, affonda alla Camera. Prima viene meno l’accordo raggiunto nel Comitato dei nove tra maggioranza e opposizione per rimandare il testo - ritenuto controverso e ambiguo - in commissione Giustizia, ritoccarlo e riportarlo in Aula a novembre: il Pd vota contro, e lo stesso fa una parte della maggioranza.
Quindi si prosegue l’esame della proposta di legge, ma il passo successivo è il voto sulla pregiudiziale di costituzionalità, proposta dall’Udc. Su cui, a questo punto, convergono i voti di gran parte del Pdl. E con 285 sì, 222 no e 13 astenuti arriva la condanna per il provvedimento. La deputata piddina Paola Concia, relatrice della proposta di legge, esce dall’aula quasi in lacrime, furiosa sia col suo partito, che ha «sabotato» l’accordo per «salvare» il testo rispedendolo in commissione, che col Pdl che, subito dopo, l’ha affossato.
Ma il de profundis alla legge sull’omofobia apre il fronte a due spaccature politiche nell’opposizione, che dopo aver sabotato l’accordo per un testo condiviso scarica sulla Binetti la «colpa» del no alla legge, e nella maggioranza. Tra i nove deputati del Pdl che hanno votato diversamente dal gruppo contro la pregiudiziale di costituzionalità, spicca Italo Bocchino. Con lui anche un po’ di finiani. Troppo pochi per credere a un nuovo «strappo» dei fedelissimi del presidente della Camera. Ma sull’incarico di vicecapogruppo ricoperto da Bocchino si apre un caso. Il deputato campano ha anche fatto la dichiarazione di voto a nome del gruppo, suggerendo al governo di farsi carico, in caso di affossamento, di un nuovo provvedimento che preveda anche aggravanti per discriminazioni relative all’età e alla disabilità, «previste dal trattato di Lisbona». E al momento del voto si è dissociato. Tra i parlamentari del Pdl che si sono attenuti alla disciplina di partito dopo l’indicazione arrivata dal capogruppo, Fabrizio Cicchitto, si moltiplicano i mugugni, tra cui quello di Laura Ravetto. Qualcuno ipotizza persino un assist al ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, che nel pomeriggio ha subito annunciato di voler proporre al Consiglio dei ministri «un disegno di legge che preveda aggravanti per tutti i fattori discriminanti previsti dal Trattato di Lisbona, compresi quelli dell’età, della disabilità, dell’omosessualità e della transessualità». Qualcuno un semplice disorientamento del gruppo dovuto all’inattesa bocciatura da parte del Pd del rinvio in commissione del testo. Bocchino minimizza, dice di aver votato in «libertà di coscienza», come «sottinteso dall’argomento in questione», ribadisce il sostegno a un nuovo provvedimento e alla Ravetto replica: «Non mi occupo delle sue critiche, perché di solito faccio politica». Immediata la controreplica della responsabile comunicazione del Pdl: «Nel momento in cui si richiama il gruppo alla disciplina proprio lui se ne discosta. E che senso ha richiamare problemi di coscienza sulla pregiudiziale di costituzionalità, visto che è quella che si votava? Una legge o è costituzionale o non lo è».
Alle scintille del Pdl il Pd risponde con un «signor problema», per usare le parole scelte a caldo dal segretario Dario Franceschini commentando il voto di Paola Binetti. L’esponente teodem, infatti, è l’unica deputata del Pd ad aver detto sì alla pregiudiziale di costituzionalità presentata dall’Udc, collaborando all’affondamento del testo Concia. Un elemento che il candidato alla segreteria del Pd Ignazio Marino scarica proprio su Franceschini: «È inutile che ci dica che la bocciatura della legge Concia è una vergogna. Franceschini è bloccato dalla Binetti e dalle correnti che rappresenta nella sua mozione. Che partito e che opposizione può promettere chi permette alla Binetti di continuare a sedere nei banchi del Pd, votando con la destra?».

Fuoco amico su fuoco amico: il segretario in carica risponde prima definendo «intollerabile» il voto della Binetti, poi accusa Marino di strumentalizzare la vicenda: «Usi sempre la Binetti contro di me. Cerca di essere onesto: sai che non c’entra nulla con la mia mozione e le mie liste».

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