La legge va riscritta Sbagliato ritenere i medici dei Mengele

Non sono femminista, non sono comunista, non sono atea. Ma sono contraria alla manipolazione dell’opinione pubblica tanto quanto sono contraria a quella genetica e domenica andrò a votare quattro Sì al Referendum sulla legge 40. Ognuno voti secondo coscienza, ma per favore non cadete nel tranello della disinformazione. Sull’aborto e il divorzio era facile (o almeno chiaro) decidere. Ora invece si parla di provette, di embrioni, di eugenetica, si sventolano gli spauracchi dell’uomo-Frankenstein e della clonazione, dei pezzi di ricambio umani, si entra nella sfera più privata delle persone (i figli) e in quella più alta della filosofia (l’Etica). Nonostante i fiumi di inchiostro e le migliaia di parole spese per spiegare i quattro quesiti del referendum, in molti non hanno ancora capito di cosa stiamo parlando. E l’intervento della Chiesa non ha certo contribuito a chiarire il dibattito, ma semmai a radicalizzare lo scontro. Ormai i due schieramenti procedono per dogmi. Da una parte vescovi e sacerdoti esortano alle gite al mare e nelle omelie minacciano: chi vota va all’Inferno, chi vota ammazza gli embrioni. Dall’altra si inneggia all’infallibilità della scienza e si tacciano come oscurantisti e reazioniari gli avversari.
Sbagliano gli uni e gli altri. Non è accettabile che a guidare la scelta siano la paura e/o l’ignoranza. Questa legge è sbagliata e va rifatta. Va rifatta significa che bisogna correggere le storture senza tornare al far west della provetta. Non, come qualcuno vuol far credere, dare via libera alla clonazione umana o alla selezione genetica della specie. Ma ormai la Ragione ha lasciato il posto al Dogma e quindi è difficile rompere certi schemi e automatismi mentali.
Un ministro della Repubblica ha affermato in televisione che la diagnosi preimpianto degli embrioni va vietata perché discrimina chi fa figli in modo naturale: permetterebbe cioè a chi ricorre alle provette di «scegliere un figlio sano» mentre gli altri non possono farlo. Sono affermazioni assurde e offensive per tutte quelle coppie che si sono sottoposte con angoscia e dolore al calvario della inseminazione artificiale non per avere un bimbo biondo e con gli occhi azzurri, ma perché non poteva averlo altrimenti. E non credo che nessuno faccia questa scelta volentieri o per edonismo. Ma la maternità non è un diritto, direte voi. Chi è sterile deve accettare il fato, la casualità, la provvidenza, la volontà di Dio - chiamatela come volete - con serena rassegnazione. Va benissimo, ma allora chiudiamo i laboratori, fermiamo la ricerca. Tutta, compresa quella sul cancro. Perché se il fato (la casualità, la volontà di Dio eccetera) ha deciso che devi morire, nessun uomo o medico deve intervenire artificialmente per allungarti la vita. Va benissimo, se scopri di avere un tumore parti per l’Himalaya come Tiziano Terzani o ti rinchiudi in un monastero, rifiuta la logica fredda e crudele della medicina che ti sottopone a chemioterapie e radiologie inumane (non certo più umane della fecondazione in vitro) promettendoti qualche mese di vita in più. Va benissimo, la medicina, questa medicina, è sempre più disumana. Se il progresso e la scienza sono sinonimo di Male Assoluto, bisogna trarne le logiche conseguenze. È vero, ci sono medici senza scrupoli che hanno illuso, sfruttato, spremuto economicamente coppie sterili. Ma non tutti sono dei Mengele (come crede Oriana Fallaci) e non tutto nella medicina è da buttare.
Mentre è da buttare una legge che obbliga una donna a impiantarsi nell’utero tre ovuli fecondati nella speranza che due vengano “eliminati” naturalmente. È da buttare una legge che vieta di analizzare un embrione per vedere se è malato prima di impiantarlo, mentre è permesso “eliminare” dopo lo stesso embrione, cioè quando è diventato un feto di tre mesi. Questi sono obbrobri umani oltre che giuridici. Allora vietiamo anche l’amniocentesi, le ecografie e tutte le indagini prenatali a cui si sottopongono le donne in gravidanza. Se non si può analizzare un embrione, perché mai si dovrebbe analizzare il liquido amniotico alla ricerca del cromosoma mancante?
Il massimo del sofismo logico e della manipolazione retorica si tocca in tema di fecondazione eterologa, quella cioè con donatore esterno alla coppia, quella che crea più dubbi e problemi a tutti. Riguarda un numero infinitamente piccolo di casi (le eterologhe sono il 3 per cento delle inseminazioni in provetta), ma poco importa perché qui stiamo dibattendo di princìpi.

Allora, nel principio del diritto del nascituro a conoscere l’identità dei propri genitori, mettiamo l’obbligo del test del Dna all’uscita della sala parto. E così scopriremo quanti figli eterologi e padri cornuti ci sono in Italia.

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