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«Leggi fiscali chiare per attirare investimenti»

Dal federalismo tributario una possibilità per rimodernare le infrastrutture

Laura Verlicchi

Tra ipotesi di abolizione dell’Ici e incertezze sul destino dell’Irap, il futuro della fiscalità locale appare quanto mai incerto. E la Lombardia rappresenta uno dei serbatoi più importanti per quanto riguarda il prelievo fiscale, anche e soprattutto sulle aziende. Senza dimenticare i cambiamenti che il nuovo governo potrebbe introdurre anche a livello nazionale. Ne parliamo con il presidente dell’Unione regionale dei collegi dei ragionieri commercialisti, Mario Canevari.
L’ipotesi di abolire l’Ici sulle prime case è contenuta in molti programmi, anche per le prossime elezioni comunali. Che ne pensa?
«In ambito locale, quindi anche in Lombardia, l’Ici ha un ruolo chiave. Rappresenta infatti una parte rilevante del gettito per i bilanci comunali, che sono in generale abbastanza rigidi e quindi poco comprimibili. Proprio qui sta la difficoltà di attuazione per questo progetto, per altri versi interessante: è vero infatti che l’abolizione dell’Ici libererebbe risorse che le famiglie potrebbero destinare ai consumi, ma porrebbe immediatamente il problema di rimpiazzare il gettito proveniente dall’imposta cancellata».
Quali potrebbero essere le strade percorribili?
«La più immediata sarebbe un trasferimento di fondi da parte dello Stato, ma ovviamente qui entriamo in un ambito dove le decisioni sono di natura politica. Lo stesso vale per l’ipotesi di aumentare l’imposta sulle seconde case o altri immobili».
Le revisioni del catasto potrebbero consentire di recuperare nuove entrate?
«L’intervento sulle valutazioni catastali sottostimate è certamente auspicabile. Ma va anche detto che Milano e la Lombardia sono già abbastanza in linea sotto questo aspetto».
E per quanto riguarda l’Irap?
«La sua abolizione, sia pure progressiva, è auspicata da tutti, industriali in prima fila. Ovviamente, anche se le risorse ricavate da questa imposta vengono utilizzate a livello regionale, la soluzione deve arrivare a livello nazionale. Come è noto, infatti, è attesa entro fine anno la decisiva sentenza della Corte di giustizia europea, che stabilirà una volta per tutte la legittimità o meno di questa imposta. Quanto meno per il futuro, visto che per il passato sembra fortunatamente scongiurata l’eventualità di riaprire un contenzioso, con relative richieste di rimborso, che per i bilanci dello Stato rappresenterebbe una catastrofe».
Per il futuro, invece?
«La tendenza della Corte europea pare sia quella di limitare le possibilità di rimborso dell’imposta giudicata illegittima alle richieste presentate entro una data prestabilita, in questo caso il 17 marzo 2005. In Lombardia, peraltro, non sono moltissime. Il vero problema è piuttosto quello, che si porrà in futuro, di sostituire il gettito garantito in precedenza dall’Irap. Tanto più che la maggior parte di queste risorse viene utilizzata per la sanità».
Un’esigenza a cui potrebbe rispondere, se attuato, il federalismo fiscale?
«Certo, se fosse possibile gestire a livello regionale una parte del reddito prodotto in Lombardia, molti problemi potrebbero essere risolti più facilmente. A cominciare dalle infrastrutture, vie di comunicazione in primis, oggi troppo spesso inadeguate e obsolete rispetto all’evoluzione delle attività produttive. L’esempio della Brescia-Milano, familiare a lombardi e non, penso sia sufficiente. Ma non vorrei circoscrivere troppo il problema, che invece ha dimensioni più vaste».
A che cosa si riferisce?
«Alla necessità di maggiori certezze in campo tributario, per consentire una pianificazione fiscale consapevole alle famiglie e alle imprese. I balletti di cifre sulla tassa di successione e sulla tassazione delle plusvalenze a cui abbiamo assistito di recente vanno esattamente nella direzione opposta: creano sconcerto e dubbi nell’asse portante del nostro sistema, a livello psicologico e non solo.

Ci sono aziende che avevano deciso di stabilire la loro holding in Italia - che poi nella maggior parte dei casi vuol dire Milano e Lombardia - convinti dall’equiparazione tra il nostro sistema fiscale e quello europeo, e ora hanno sospeso la decisione. La tassazione deve invece essere definita chiaramente e mantenersi stabile il più possibile».

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