Il lento suicidio di Bertarelli riporta la Coppa America negli Usa

Dopo i trionfi di Alinghi è stato un festival di litigi e azioni legali. Oracle-Bmw domina e vuole tornare al passato

Il lento suicidio di Bertarelli riporta la Coppa America negli Usa

Valencia L'America’s cup edizione 33 è finita. Più di uno tira sospiri di sollievo dopo tre anni di Corte Suprema, azioni legali e ricatti. Larry Ellison, poco dopo le otto e venti di ieri sera ha alzato al cielo e baciato la vecchia Coppa, simbolo di primati nella vela ma anche nell'alta società. «Sono contento di riportarla in America».
Mancava dal ’95. Forse, proviamoci, non è un caso che lasci la vecchia Europa per tornare negli Stati Uniti, ancora una volta più forti in tecnologia ma anche in scelte umane. Dopo Ellison ha festeggiato James Spithill, timoniere australiano, sempre concentrato, freddo, deciso. Uomo chiave della barca americana: «Era una macchina da guerra». Per Ernesto Bertarelli e il suo Alinghi è un "game over" senza appello: è stato protagonista della Coppa per dieci anni. Ha vinto nel 2003, costruendo un team fortissimo attorno all'anima di Team New Zealand, Russel Coutts e i suoi fedelissimi. L'ha difesa con successo nel 2007 contro chi era rimasto in Emirates Team New Zealand dopo aver fatto di Coutts un nemico acerrimo. Ieri ha perso la seconda delle due regate necessarie secondo la sfida Deed of Gift voluta da Ellison e certificata dalla Corte Suprema di New York, ancora una volta con un ritardo da misurare con la sveglia più che con il cronometro. Per Ellison è una vittoria, per lo skipper di Bmw Oracle Coutts una vendetta servita fredda.
Dice Bertarelli: «Siamo rimasti intrappolati nel sistema legale americano, per gli europei è particolarmente difficile vincere. A noi resta il merito di essere stati l'unico team europeo a vincere la Coppa America. Adesso c'è un unico spirito che attraversa la squadra di Alinghi. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto in dieci anni». Continuerà? «Adesso mi fermo un po' e capirò poi cosa ci riserva il futuro e deciderò». A Bertarelli resteranno molti rimpianti, forse a bocce fredde quello di aver fatto l'errore fondamentale di accettare, o meglio volere, la sfida del Cnev, Club Nautico Espanol de Vela, inventato la sera prima della quinta vittoria contro New Zealand nel 2007 aprendo la porta a una posizione legale che si è rivelata indifendibile, costata tre anni di paralisi. C'è dell'altro: ha voluto restare al timone conquistando in due partenze due penalità, un primato raro a questo livello. Nella regata di ieri il francese Alain Gautier lungo la bolina si è impadronito del timone dimostrando che c'era ancora qualche cavallo da spremere schiacciando sull'acceleratore.
Sir Michael Fay, neozelandese che per l’edizione del 1988 aveva allestito contro gli americani una sfida a sorpresa coinvolgendo per la prima volta la Corte di New York non ha mezze misure: «È quello che si merita, la prima volta ha vinto male (si riferisce al furto di velisti a suon di dollari) poi ha organizzato una difesa debole. Farebbe bene a non tornare». Vincenzo Onorato, che con il Club Nautico Roma siede nella posizione d'onore di primo challenger dice di peggio: «È la fine di una lunga notte, un periodo nero per la Coppa America». Ed Ellison, forte del trionfo, dice delle regole che verranno: «Sarà una regata organizzata con giuria, comitato, manager indipendenti e non legati al mio sindacato. Con la collaborazione di tutti gli sfidanti voglio che sia la più spettacolare mai fatta». Probabile il 2013, forse Newport, San Diego o San Francisco, anche Valencia potrebbe essere un campo di regata. Per certi aspetti ci sarà una sorta di restaurazione e tornerà con ogni probabilità lo sponsor principale Louis Vuitton. Sono previsti degli eventi prima della Coppa, subito c'è la Maddalena poi quasi certamente Napoli.
Il conto presentato all'italo-svizzero è anche troppo pesante. Al suo arrivo lo avevamo salutato come un giovin signore, che portava novità, purtroppo il suo patrimonio di simpatia si è consumato negli anni.

Da citare gli italiani nel team Usa, che sono tra i pochissimi ad aver vinto la Coppa, dopo Cicco Rapetti e Lorenzo Mazza con Alinghi. Sono Matteo Plazzi navigatore, Simone De Mari pitman (aiuto prodiere) e nel team design e gestione Max Sirena, Mario Caponnetto e Francesco Binetti Pozzi.

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