Nato con il volante in mano. Una passione innata, quella che il giovanissimo Federico Leo nutre fin dalletà di cinque anni per il mondo dei motori. Lennesimo figlio portato per mano dal padre verso la propria passione fin dalla più tenera età? Neanche per sogno. «Sono sempre stato attratto dal mondo delle corse, fin da piccolino. Papà non centra nulla, anzi ha sempre avuto un po di paura», racconta il diciannovenne pilota milanese. E lui, di paura, ne ha mai provata? «Se ce lhai è meglio che cambi sport - taglia corto prima di aggiungere - comunque ora anche i miei sono più tranquilli. Il livello di sicurezza delle monoposto è altissimo, mi sento molto tutelato. Ci sono molte vie di fuga. E poi di incidenti per ora non ne ho mai avuti, giusto qualche toccatina...». Parla già come un veterano Federico, che dopo una stagione soddisfacente con qualche podio in Formula 3 e il quarto piazzamento finale nella classifica dei Rookies è al momento lunico italiano in predicato di gareggiare la prossima stagione nella categoria World Series.
«Sono ancora in trattativa, ma sarebbe davvero fantastico competere a un livello così alto. La World Series è un trampolino di lancio che negli ultimi anni ha proiettato in alto talenti indiscussi come Kubica, Vettel e Kovalainen. È una categoria nella quale si gareggia su vetture monomarca Renault con il telaio Dallara. A livello aerodinamico sono monoposto quasi al top e hanno motori da 480 cavalli. Lo scorso novembre ho avuto modo di provarne una durante i test svolti in Francia dal team di Sito Pons, il due volte iridato nel Motomondiale. La World Series è una grande opportunità, si tratta praticamente del gradino che sta immediatamente sotto la Formula 1, alla pari con la Gp2».
Perché chiaramente il traguardo finale è arrivare alla massima espressione del motorismo. Ma per quello cè tempo, per ora lobiettivo immediato di Federico è accumulare esperienza e mettersi in luce il più possibile. Ottica in direzione della quale il ragazzo si sta impegnando duramente ogni giorno, anche se il via della stagione è ancora distante. «Attualmente mi alleno cinque ore al giorno, divise in due sedute: la mattina mi dedico alla palestra, mentre al pomeriggio svolgo attività aerobica per il fiato, soprattutto corsa e nuoto. So che può sembrare strano, ma posso assicurare che a livello fisico lautomobilismo è uno sport davvero duro e quindi bisogna prepararsi scrupolosamente per sopportare sollecitazioni che in curva arrivano a superare di quattro volte quella della forza di gravità. Per quanto riguarda la guida, mi sto allenando guidando il kart non appena mi è possibile. Mi serve per mantenere alta la prontezza di riflessi». Dote che gli servirà al pari della convinzione nei propri mezzi, per potersi ritagliare un suo spazio in un panorama internazionale affollato di giovani talenti: «Tocca a me vincere il più possibile e farmi notare. Anche se purtroppo per mettere piede in Formula 1 non conta solo la bravura, ma anche il budget a disposizione; le due componenti pesano per il 50% sulla possibilità di stringere un volante tra i campioni».
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