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A Leo non basta un rigore, il Diavolo firma la resa

I rossoneri con troppe assenze non vanno oltre il pareggio Le occasioni più clamorose per Antonini (traversa) e Abate

A Leo non basta un rigore, il Diavolo firma la resa

Milano Né sorpasso (col Napoli), né rimonta (con la Lazio). L’ultimo Milan di Leonardo non sembra fatto per far compagnia alla Roma né spaventare l’Inter già di suo assalita da gravi paure. Al limite può racimolare la miseria di un punticino ma non si può, almeno per una sera, fare le pulci ai berlusconiani. Non si può perché il pareggio ottenuto con le unghie e con i denti, al cospetto di una Lazio solida e ben sistemata in campo, è da considerare il massimo possibile da una serata piena di problemi, di assenze (11 o 12 fate voi), di complicazioni e anche di sfortuna sfacciata (traversa schiantata da Antonini sull’1 a 1). Leonardo spreme come limoni i resti dell’ex armata, deve alla fine ricorrere a un giovanotto con un nome importante, Zigoni, figlio di Gianfranco che fece innamorare gli juventini degli anni sessanta, e non può nemmeno coltivare rimpianti o rimorsi. Di questi tempi il gruppo si spende fino in fondo: persino Seedorf, l’unico pianista in circolazione, non si tira indietro e cerca di dare un po’ di genio alle cadenze serrate della squadra, capace solo di chiudere nella sua metà-campo la Lazietta di Reja. Con risultati appena sufficienti, d’accordo ma almeno si batte come un vero pirata. Ambrosini è spolpato e non c’è traccia dei suoi break che di solito procurano mal di pancia alle altrui difese. Borriello e Inzaghi devono arrangiarsi col pane duro che passa la mensa del convento: un rigore, una girata al volo e qualcos’altro di insignificante. Il Milan tutto cuore, insomma quando il cuore, da solo non basta. Perché al posto di Abate e Antonini, che trasportano palla come muli, ci vorrebbero altri esponenti magari ispirati nei piedi oltre che nella corsa. La Lazio considera il pareggio di ieri sera un autentico successo, festeggiato alla fine con una danza a centrocampo.

Puntella la classifica e dà sostanza alla piccola striscia cominciata a Cagliari, giusto una settimana prima: 7 punti in 7 giorni è la dieta giusta per togliere Lotito dai carboni ardenti della contestazione.

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