Leonardo suona la carica «Ora abbiamo bisogno di tutti»

nostro inviato a Milanello

Leonardo suona l’adunata del Milan. «Abbiamo bisogno di tutti» è il suo annuncio che riguarda gli emarginati (Oddo e Kaladze convocati la novità di ieri sera) e i miscredenti (i critici che non credono alla rimonta rossonera). Non certo i tifosi, i fedelissimi di Manchester, salutati e ringraziati come mai accaduto in passato dallo stesso Leonardo («ci hanno applaudito allo stadio, in aeroporto siamo passati in mezzo a loro e ci hanno incitato, è stato bellissimo, ha fatto bene al gruppo»). «Abbiamo bisogno di tutto da tutti» è la frase numero due che chiama a raccolta ogni singolo esponente della rosa e persino i magazzinieri sulla falsariga di quel che avvenne nell’87-88 dopo lo stop del Napoli capolista a Torino e il successo del Milan a Roma. Allora fu Silvio Berlusconi a radunare ad Arcore il Milan di Arrigo e a predicare la fede nella rimonta avvenuta al culmine della sfida diretta del 1° maggio, a Napoli. E non c’è alcun gelo da parte del premier. «È stato sabato da noi, è stato 3-4 ore, si è interessato di ogni dettaglio» l’opinione del tecnico brasiliano.
Ora tocca a lui, arrivato per caso sulla panchina per sostituire l’amico fraterno Ancelotti e con in testa il tarlo di una ripartenza immediata per il Brasile (non come Ct ma come gran capo del comitato organizzatore del mondiale 2014) suonare l’adunata. Sull’argomento Brasile Leonardo è onesto e leale: non s’avventura in giuramenti fasulli come tanti suoi colleghi. «Io penso solo alle 11 partite che restano da disputare da qui alla fine del torneo. Del resto, di tutto il resto non so niente, nessuno mi ha detto niente: avere o non avere il contratto non cambia granché» la sua posizione laica che vuol dire rinviare alla fine di maggio ogni scelta e valutazione in materia. Impressione personale: tentazione fortissima di tornare a casa sua.
Leonardo suona l’adunata ma senza cancellare la disfatta di Manchester: sarebbe stata un’operazione intellettualmente non onesta e comunque non glielo avrebbero consentito le cento domande piovute in conferenza-stampa. È da condividere il senso di vergogna provato da Abbiati? «Certo» l’approvazione. Gestito male l’infortunio di Nesta? «Di responsabilità ne abbiamo tutti. Ho deciso io di tenerlo fuori quando ho visto il suo comportamento mercoledì mattina» la prima risposta. Uno sfondone tattico lo spostamento di Ambrosini a stopper nella ripresa? «L’ho fatto per non bruciarmi una seconda sostituzione. Sullo 0 a 1 per loro, dovevo fare 3 gol e ho cercato quello. Mi potete ammazzare ma io non mi metto a difendere la sconfitta di misura. Ero sinceramente convinto di poter ribaltare l’andata: il Milan non è un 70enne che tenta di correre la maratona» l’orgogliosa risposta.
Dal naufragio dell’Old Trafford alla possibilità di riscatto, stasera col Chievo per piombare a meno 1 dall’Inter: sono i miracoli del calcio, complice il Catania, naturalmente. «Dobbiamo pensare a noi stessi, al gioco e alla continuità, perché 11 partite sono tante, troppe, per poter affidare alla partita di Catania, vista da solo, in tv a casa mia, il ruolo di snodo decisivo del torneo che diventa più attraente da qui in avanti» la convinzione equilibrata di Leonardo. Se il Milan resta in sella, bene, può inseguire: se cade ancora, arrivederci. E niente alibi. Per l’assenza di Nesta (si opera lunedì a Roma, arrivederci stagione e mondiale naturalmente), quella prolungata di Antonini e Bonera (10 giorni fermo) che lo costringono a riesumare Favalli al fianco di Thiago Silva (occhio al cartellino giallo, è diffidato) e a rilanciare, dopo tre mesi di assenza, Zambrotta. Più vicino il recupero di Pato: col Napoli, in assenza di complicazioni che sono sempre dietro l’angolo.
Tornano due esponenti storici, Gattuso e Seedorf: il primo per riprendersi il posto, il secondo per far rifiatare Ambrosini, premiato ieri da Galliani per le 400 presenze. Anche Inzaghi spera in un ripescaggio.

Perciò il Milan, per una volta, tiferà per Mourinho in Champions. «Mi dispiace per Carletto ma io guardo al ranking» spiega il brasiliano. Altri, dalle sue parti, pensano che distratta dalla coppa l’Inter possa perdere altro terreno. Ma è meglio dedicarsi al Chievo, stasera.

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