
Sarà approvata questa mattina in giunta la delibera per l'assegnazione del capannone di proprietà del Comune a Porto di Mare. Si tratta delle linee guida per la messa a disposizione dello spazio da 30mila metri quadrati in via San Dionigi alla profonda periferia sud est della città. Un bando cui dovrebbe partecipare il Leoncavallo, tramite l'Associazione della Mamme antifasciste che aveva già presentato una manifestazione di interesse informale e che ora quindi ci si aspetta che partecipi. "Non sarà un bando cucito su misura per il Leoncavallo" aveva messo le mani avanti qualche giorno fa la vicesindaco con delega all'Urbanistica Anna Scavuzzo. Il centrodestra compatto ha già fatto sapere che presenterà un esposto alla Corte dei Conti e uno in Procura contro le Mamme del Leoncavallo, in quanto realtà abusiva e che per altro ha un contenzioso con il Comune per il mancato pagamento della Tari, se parteciperà.
Il trucchetto, come è stato definito, è partecipare sotto forma di Fondazione: sembra comunque il centro sociale non presenterà domanda per il bando immediatamente: la Fondazione costituita nel 2004, infatti, non è ancora pronta, ci sono dei passaggi burocratici da sistemare, e soprattutto mancano i soldi per poter fare la bonifica. Il capannone di via San Dionigi, infatti, è pieno di amianto, che deve essere rimosso e smaltito, ma servono circa 200mila euro. Il costo per la bonifica sarà "scontata" dal canone di affitto. I lavori complessivi per ristrutturare l'intero spazio ammonta a 3 milioni di euro, modulabili a seconda di quanti lotti si intedere chiedere per le proprie attività di promozione culturale. Ci sono 90 giorni di tempo per partecipare, quindi, non c'è fretta. Le Mamme hanno già aperto la "Colletta resistente", in tempi non sospetti, ovvero prima dello sfratto della settimana scorsa proprio per iniziare a raccogliere i fondi necessari, Anpi Milano ha versato 2mila euro.
Intanto si prepara la manifestazione del 6 settembre, che partirà da Porta Venezia alle 14 e che accade durante la tre giorni antirazzista "Abba vive", con l'assemblea pubblica di martedì ospitata alla Camera del Lavoro alle 20,30: si discuterà la piattaforma del corteo nazionale, cui poi arriveranno le varie adesioni: hanno, infatti, già dato il proprio sostegno Anpi, Cgil Arci. Grande assente il Pd in difficoltà sui temi della piattaforma: "In difesa degli spazi pubblici e sociali autogestiti, contro la gentrificazione, per il diritto all'abitare, contro la speculazione edilizia, il saccheggio delle olimpiadi Milano Cortina e i padroni delle città! Vogliamo costruire un grande corteo il 6 Settembre per un'altra Milano e per tutte le città sempre più segnate da zone rosse, limitazioni, biglietti di ingresso, selezioni obbligate. Lo sgombero del Leoncavallo è una evidente conseguenza delle trasformazioni avvenute a Milano a partire dal piano urbanistico". Ma anche il desiderio di prendere le distanze dalle reatà che parteciperanno al corteo, con il rischio per altro che porti a una nuova occupazione o che lasci dietro di sè una scia di vandalismi e distruzioni.
Per quanto riguarda la manifestazione aderiranno i centri sociali più moderati di Milano e di Italia, in sostanza quelle realtà più "tranquille" e meno battagliere, non certo l'area antagonista o anarchica: il Cantiere, in pista dal giorno dello sfratto, Lambretta, collettivo Zam. Non si sa, invece, cosa faranno Torchiera, Vittoria, Camera del Non Lavoro di piazzale baiamonti.
Non solo, il comitato contro la vendita di San Siro sta pensando di ritagliarsi uno spezzone di corteo: "La protesta contro lo sgombero del Leoncavallo è legata all'aspirazione a una città più giusta e aperta, dove si cerchi l'interesse pubblico. Noi che non abbiamo finora preso parte attiva ai pronunciamenti e alle mobilitazioni sulla questione dello stadio riteniamo sia venuto anche per noi il momento di farlo".