Matteo Failla
Quando un attore si impegna a far conoscere un lato poco conosciuto di un artista, compie unoperazione che va oltre il semplice spettacolo. Se questa operazione è poi condotta su un poeta come Giacomo Leopardi, allora non può che acquistare maggior fascino; ed è Virginio Gazzolo a occuparsi del poeta di Recanati nel suo spettacolo Lettera a un giovane del XX secolo, in scena fino a sabato al teatro Sala Fontana. Il monologo di Virginio Gazzolo parte come un recital: è il risultato di un lungo lavoro.
Tutto partì ventanni fa, quando fu invitato a leggere Leopardi in teatro: da allora si è portato dietro i versi del poeta che più lo emozionavano e tante volte ha replicato quel recital sui palcoscenici italiani. Eppure Gazzolo non si è fermato ad analizzare i versi di Leopardi, si è spinto oltre, andando a studiare e a leggere le sue lettere private per capirne lessenza vera, intima: ha così scoperto concetti e frasi che lo hanno incantato. Per esempio il suo rapporto con la malattia, e la sua certezza che la poesia e i pensieri filosofici nascano da stimoli puramente fisici. In una lettera il poeta afferma che è il vino ad offrire la più divina ispirazione. E tali affermazioni sono musica per le orecchie di Gazzolo, convinto che larte è fatta di fisicità.
Il Leopardi che propone Gazzolo è un uomo che con passione guarda al futuro. «Questa lettera a un giovane Leopardi non lha mai scritta afferma Gazzolo è un progetto letterario tra moltissimi altri mai realizzati. E del resto anche il giovane a cui intendeva rivolgersi non esiste più, appartiene anche lui a un secolo passato. Tuttavia in tante sue lettere, pensieri e anche poesie, Leopardi si rivolge al futuro, con un appello appassionato ai giovani, perché si ribellino alle ingiustizie, agli egoismi e anche alla noia del mondo dei vecchi: è rischioso, ma se si vuol crescere e godere un po di felicità, che il giovane azzardi: anche se stesso».
Ma non solo, per Gazzolo spesso il senso della poesia si può trovare nel suono. «Passata è la tempesta, odo augelli far festa: sorprende che gli uccelli festeggino come giovanotti invece che cinguettare, è uninvenzione poetica. Ma Leopardi ci avverte che nei versi il concetto è mezzo del poeta e mezzo della rima, e talvolta due terzi o anche tutto della sola rima. Insomma, a volte il senso è inventato dal suono, la poesia dalla materia».
Gazzolo ci fa anche notare che nello Zibaldone cè una nota che si conclude con la frase «Può servire per la lettera al giovane del ventesimo secolo». Parla, in quelle poche righe, di una futura civilizzazione delle scimmie, del sentimento di un cane, della felicità dei polipi, del raziocinio delle pulci.
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