L'era dello streaming, ovvero la tv in tasca

Mark Perna

Il divano non è più lo stesso da quando sono esplosi i servizi di streaming video. L'era dei giornalini con i programmi Tv, del televideo per decidere che film guardare è già preistoria analogica. Una volta il telecomando era lo scettro assoluto del potere familiare perché i contenuti video si guardavano solo sul televisore, ora computer, tablet e smartphone hanno scardinato questo dominio. La moltiplicazione dei display ha permesso di rendere più personali i contenuti regalando agli utenti la libertà di guardare ciò che vogliono, quando e dove vogliono. Un cambio di paradigma epocale e irreversibile.

«Gli italiani sono sempre affezionati alla televisione, ma i servizi di streaming video online stanno diventando un'alternativa abituale per tutte le fasce d'età, in particolare per i Millennials, perché permettono di fruire del contenuto desiderato in qualsiasi contesto e momento», afferma Andrea Lamperti, Direttore dell'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano. «Si sta delineando una fruizione sempre più complementare tra la Tv tradizionale e la nuova Tv potenziata dal web, che rappresenta una sfida all'innovazione per tutto l'ecosistema». Secondo l'Osservatorio, in una settimana media il 43% dei Millennials, il 36% della Generazione X e il 27% dei Baby Boomers guarda programmi, film e serie TV su Internet in streaming in modo gratuito, e le percentuali scendono rispettivamente al 21%, 14% e 10% per la fruizione di queste tipologie di contenuti a pagamento. Inoltre, «per il 31% degli utenti Internet non sarebbe un grosso problema abbandonare l'uso del televisore di casa: pc, tablet, smartphone e smartTV connessa sono già correntemente utilizzati per vedere contenuti video e televisivi», aggiunge Nicola Spiller, Direttore dell'Osservatorio Internet Media. Non sorprende quindi che secondo le stime di ITMedia Consulting, l'anno scorso il mercato del video on demand in Europa ha raggiunto un valore di 4,2 miliardi di euro in ricavi e che questa crescita continuerà con un tasso medio annuo del 16%, raggiungendo 6,7 miliardi di euro nel 2020. A livello mondiale il valore è anche più consistente, MarketsandMarkets stima addirittura 70 miliardi di dollari entro il 2021.

Un boom a tutti gli effetti, non a caso c'è chi parla di seconda età d'oro della televisione. «Per registi, sceneggiatori e attori è il periodo migliore di sempre, internet genera molte opportunità e penso che sia un processo del tutto sostenibile; più internet va veloce, più produzioni vengono distribuite nel mondo, più il pubblico si avvantaggia», ci aveva detto Reed Hasting, ceo di Netflix in una recente intervista. Le conseguenze di questa nuova era sono evidenti, basta scorrere gli indici dei contenuti dei principali provider on demand da Netflix a NowTV, da Infinity a Amazon Prime Video per rendersi conto che l'offerta di contenuti è ormai pressoché inesauribile. Un business che fa gola a molti come dimostra ad esempio l'accelerazione di Vodafone che sta spingendo molto la sua piattaforma Tv puntando a diventare un hub capace di unire idealmente i canali televisivi tradizionali con i servizi on demand, o TIMVision che per competere in un mercato decisamente affollato è riuscita ad offrire ai propri clienti l'intera programmazione dei giochi olimpici invernali di PyeongChang.

Della partita vuole essere anche Apple che si sta muovendo con un chiaro piano strategico anche se i risultati non sono ancora eclatanti. Il lancio dello scorso settembre della nuova Apple TV 4K è solo un pezzo del puzzle, l'altro invece riguarda gli accordi di trasmissione con i principali operatori americani come Hbo, Fox, Nbc. Inoltre Tim Cook ha dichiarato di voler investire sulla produzione di contenuti originali, elemento fondamentale per competere ad armi pari con i rivali. In effetti su questo terreno si gioca una partita importante e il leader da braccare rimane Netflix che solo l'ultimo anno ha prodotto oltre 1000 ore di contenuti originali tra serie tv, film e show. Una strategia chiara anche a Jeff Bezos che ha già farcito il suo Amazon Prime Video di chicche prestigiose, portandosi in casa registi come Woody Allen, i vecchi protagonisti di Top Gear ora impegnati nella produzione del nuovo show The Grand Tour, ma anche sorprendendo con produzioni indipendenti come The Man in the High Castle. Insomma l'era del video on demand è in rampa di lancio con indubbi benefici per tutti: palinsesti su misura, libertà di fruizione, ricchezza e qualità di contenti.

Benefici a buon prezzo visto che il costo di un abbonamento mensile è generalmente inferiore ai 10 euro. La Tv tradizionale è avvisata, perché fatta eccezione per il Festival di San Remo, le partite dell'Italia e i documentari di Alberto Angela ha ormai un gap probabilmente incolmabile per restare in scia.

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