Fra un mese o forse più se ne andrà dal Quirinale e del lascito politico di «re» Giorgio Napolitano potranno disquisire allegramente politologi e storici. Di sicuro l'eredità più ingombrante e anche costosa la subiranno gli italiani: si tratta dei quattro senatori a vita ancora in carica nominati dal presidente della Repubblica. Il primo e più tristemente noto è Mario Monti, chiamato per «salvare il Paese» ha finito con l'affossarlo ulteriormente a suon di tasse. Poi, nell'agosto 2013, sono arrivati la ricercatrice Elena Cattaneo, l'archistar Renzo Piano e il Nobel Carlo Rubbia. Casualmente «sinistri», ma non bisogna farsi troppo sentire, altrimenti re Giorgio si irrita e comincia a lanciare moniti. In ogni caso, tutta questa bella compagnia di giro costa al cittadino contribuente più di 1,1 milioni di euro all'anno, che fanno 276mila euro a testa. Ossia 24mila euro al mese per ringraziare con uno scranno a Palazzo Madama queste personalità eminenti che hanno dato lustro alla nazione.
Il conto diventa ancor più salato se si guarda all'aspettativa di vita dei singoli senatori sulla base dei dati Istat. Per Monti - cui ovviamente auguriamo lunga vita - i 14,6 anni di speranza in vita di un uomo 71enne valgono da senatore 4 milioni. Idem per Piano (77 anni e 11,2 anni di sopravvivenza stimata), che dovrebbe costare 3,1 milioni, mentre Carlo Rubbia (80 anni e 8,1 di vita residua media) solo 2,2 milioni. La 52enne Elena Cattaneo, in base alle statistiche, avrebbe dinanzi a sé 35,6 anni, per cui il costo atteso come senatrice è di 9,8 milioni. In totale, tutti e quattro, potrebbero pesare per 19,1 milioni.
LO «STIPENDIO»
È la maggior voce di costo. Ogni mese potrebbero riuscire a portare a casa oltre 14mila euro (175mila euro annui per ognuno). Il condizionale è d'obbligo, però, per colpa dei grillini che l'anno scorso hanno fatto approvare una modifica al regolamento che li equipara ai senatori eletti: se non partecipano alle votazioni, subiscono la decurtazione della diaria come i comuni mortali. Cattaneo e Rubbia sono assidui: la prima ha preso parte a circa metà (46,84%) degli scrutini da quando è stata nominata, il secondo quasi (40,77%). I veri «superlatitanti» sono SuperMario Monti (17,64%) e Renzo Piano (0,15%), ma poiché spesso giustificano le assenze risultando in missione riescono a raggiungere un totale di presenze superiore a quello dei due colleghi che hanno preso l'incarico sul serio. In ogni caso, Monti e Piano continuano a percepire due componenti dello stipendio che, visto il loro scarso attaccamento all'istituzione, paiono superflue. Sono il «rimborso spese per l'esercizio del mandato» e il «rimborso spese forfettario». Il primo consta di 4.180 euro, la metà dei quali (2.090 euro) va rendicontata su base quadrimestrale. Serve per assumere un collaboratore o pagare l'affitto dell'ufficio nel collegio (ma questo non è il caso). Il secondo è di 1.650 euro mensili e copre quelle che una volta erano le spese per telefono, taxi et similia . Piano devolve il suo stipendio per sostenere i progetti dei giovani architetti e questa particolare forma di beneficenza lo rende un po' più simpatico.
I BENEFIT
La «casta» non sarebbe tale se non potesse manifestare la sua diversità con qualche status symbol. Ad esempio, tablet, smartphone e pc incidono per oltre 2.300 euro annui di rimborso pro capite dedicato alla dotazione di strumenti informatici. Altri 1.300 euro sono i rimborsi spese per «ragioni di servizio», argent de poche da 108 euro al mese. Ultimo, ma non meno importante, il «super-mega-tesserone» che consente di viaggiare gratis su treni, aerei e autostrade. Non esiste una voce specifica sul bilancio del Senato, ma se si dividono le «spese per la mobilità» (6,34 milioni di euro) per i 320 senatori in carica si ottiene una media di 19.812 euro, cioè 1.650 euro al mese. L'«auto blu» non è più per tutti, ma i 19 veicoli prestigiosi acquisiti in leasing che sono «a disposizione dell'Autorità» (nell'ordine: vicepresidenti, questori, Segretario generale), se liberi, a volte vengono usati su richiesta anche dai senatori a vita. Mal che vada ci si può rivolgere a un Ncc, noleggio con conducente. Tanto paga sempre Pantalone.
UNA SISTEMAZIONE DI LUSSO
Se in Senato il proprio prestigio si misura in metri quadri, Palazzo Giustiniani rappresenta l'Olimpo felpato e onorifico riservato al presidente, agli ex presidenti e ai senatori a vita (più un Imbucato, di cui si dirà). Non a caso, si trova a ridosso di piazza del Pantheon ed è il vero «salotto buono» della politica. Qui da qualche anno hanno trovato posto i senatori a vita. Possono considerarsi fortunati, e si tratta dunque di un piccolo privilegio, in quanto a ogni inizio legislatura in Senato si scatena una caccia al miglior ufficio degna di un film di Fantozzi. A ognuno dei quattro senatori a vita «di nomina», è assegnata una stanza di una ventina di metri quadri, dotata di: scrivania pregiata inizi Novecento, libreria, divanetto e poltrona in tessuto damascato. Nella stanza attigua c'è invece la segretaria (qualifica di coadiutore parlamentare e stipendio minimo netto di circa 2.700 euro per 15 mensilità più bonus) così come l'assistente parlamentare (2.000 euro al mese minimo per 15 mesi più bonus). L'eccezione? È quella dell'Imbucato di cui sopra: Pier Ferdinando Casini pare abbia trovato irresistibile una delle stanze normalmente assegnate ai senatori a vita ed è riuscito ad averla.
PENSIONI E ASSICURAZIONI
Mentre ventenni, trentenni e quarantenni non sanno se riusciranno a trovare un lavoro e, pertanto, a garantirsi una rendita pensionistica, il problema non riguarda gli inquilini di Palazzo Madama, senatori a vita inclusi. Ogni mese una trattenuta di 913 euro garantisce loro il vitalizio, pari all'80% dell'indennità. La «pensione» è reversibile se si effettua un versamento aggiuntivo e diventa erogabile a 65 anni con almeno 5 anni di legislatura. A questo si aggiunge una ritenuta di circa 700 euro mensili per l'«assegno di solidarietà», ovvero l'indennizzo che facilita il reinserimento del politico nella società civile. Per quanto riguarda i senatori a vita, sono gli eredi a beneficiarne se il titolare non si dimette. L'ultimo caso è stato quello dei superstiti di Giulio Andreotti cui, dopo una vita a Palazzo, spettava circa un milione di euro. Senatori e coniugi (con una quota aggiuntiva di 100 euro) hanno diritto alla cassa mutua (costa 467 euro al mese): possono accedere a prestazioni specialistiche e hanno diritto al rimborso totale o parziale delle cure. Analogamente, a essi spetta una doppia copertura assicurativa: una polizza per gli infortuni (3.750 euro annui) e una polizza vita (premio da 2.
655 euro annui) che, trattandosi di persone un po' in là con gli anni, non sarebbe facilmente accordata da nessuna compagnia a individui vicini alla soglia ottuagenaria. Ma, grazie a re Giorgio, i nostri senatori a vita possono superare anche questo scoglio.
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