Fabrizio de Feo
RomaSulla carta è il passo d'addio alla contraffazione dei marchi e al proliferare delle indicazioni ingannevoli. Il definitivo semaforo rosso alle mozzarella di bufala campana prodotte in Germania o alle arance di Sicilia raccolte in Nord Africa o in Brasile. Nella pratica è l'apertura di un'altra disfida interpretativa con l'Unione Europea, una matassa intricata e difficile da dipanare.
Il Parlamento italiano, comunque, il suo dovere l'ha fatto. Oggi, infatti, la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha varato in via definitiva la legge sull'etichettatura di origine su tutti gli alimenti prodotti in Italia. Grazie alla nuova normativa tutti i cibi che compreremo al supermercato saranno «trasparenti», ossia sarà possibile, tramite un'etichetta, conoscerne il luogo di origine, avere la garanzia di qualità in caso di marchi Dop o Igp, essere informati in caso di eventuali prodotti Ogm contenuti negli alimenti.
Una decisione che, secondo Giuseppe Politi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, «ci pone all'avanguardia nel mondo in materia di sicurezza alimentare e di lotta alle contraffazioni e farà recuperare al nostro Paese 13 milioni di euro al giorno«. Non c'è soltanto il valore economico. Con il ddl sull'etichettatura il made in Italy si riappropria di un suo valore identitario, lancia un segnale di attenzione verso i consumatori e un monito verso i contraffattori.
L'esigenza di chiarezza, d'altra parte, è quantomai sentita. Secondo un'indagine, più di nove italiani su dieci (95 per cento) chiedono un'etichetta più trasparente dove sia indicata la provenienza. L'83 per cento sceglie prodotti alimentari nazionali, soprattutto se tipici e tradizionali, il 75 per cento vuole cartellini dei prezzi al dettaglio più chiari, mentre l'84 per cento vorrebbe meno passaggi dal campo alla tavola proprio per avere prezzi più contenuti. Inoltre, l'85 per cento esprime netta contrarietà per gli Ogm, mentre il 65 per cento ritiene che il biologico sia più sicuro.
Resta, però, da vedere come verrà affrontato il nodo europeo. Sì, perché come avvenuto già per il tessile, Bruxelles rischia di bloccare la legge non ritenendo compatibile con la normativa europeo sul mercato interno una etichettatura obbligatoria. Un pericolo di cui il presidente della Coldiretti Sergio Marini è ben consapevole. «Questa legge è una vittoria dell'Italia intera perchè il nostro Paese ha dimostrato di essere leader in Europa in tema di sicurezza alimentare avendo avuto il coraggio di legiferare laddove invece l'Europa, ancora troppo distante dai cittadini, ha trovato sempre il modo di impantanarsi perpetuando di fatto gli interessi delle lobby degli affari». Il rischio di una apertura di una procedura di infrazione è tangibile.
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