RomaApre a Tremonti, dialoga con la Lega, flirta con De Benedetti, ha solide relazioni con Bazoli. Ed è pure «giovane», come piace a Prodi. Enrico Letta sta facendo arrabbiare mezzo Pd (e lala ex Ppi comincia a rumoreggiare apertamente), ma in compenso appare sempre più al centro di una rete di relazioni che da un lato evoca lillustre zio Gianni, e dallaltro evoca una prospettiva certo non da «vice».
Che Letta jr voglia emanciparsi dal suo ruolo di eterno numero due lo pensano in molti, e liniziativa nordista promossa dal vicesegretario Pd in questi giorni in Veneto ha rafforzato la sensazione. Ieri Letta ha ribattuto alle critiche di De Benedetti e, soprattutto, ha rassicurato il segretario Pierluigi Bersani. Altro che «balena arenata», il Pd è come il disneyano, furbo «pesciolino Nemo» che insegna agli altri pesci a liberarsi dalla rete «e ritrovare la libertà». E Nemo «è Bersani», giura il suo vice, «il leader che batterà per la terza volta, dopo Prodi, Berlusconi». Nessuna insidiosa sfida alla leadership, dunque: il candidato premier - come da statuto Pd - sarà il segretario del partito, «non si discute», ribadisce Letta. Ben sapendo che, di qui al 2013, tutto può succedere.
Di certo da un po di tempo il vice del Pd fa spesso il controcanto. Sulla manovra economica, mentre Bersani era in Cina, ha aperto al dialogo con Tremonti (di cui è vice presidente allAspen Institute). Ha invocato meno tasse (in assonanza con De Benedetti), aperto allinnalzamento delletà pensionabile, invocato più autonomia da Cgil e Anm. A Bersani - incoraggiato da DAlema - è toccato convocare una manifestazione anti-manovra, sabato prossimo a Roma, per precisare la linea. Intanto Letta annunciava il suo seminario nordista (guest star Maroni e De Benedetti) mandando in bestia mezzo partito. Tanto che Franco Marini si è sfogato, dando voce ai mugugni di tanti, anche in area ex Ds: «Ma Enrico non era il vice segretario nonchè il coordinatore del programma? E allora perché si fa questi incontri programmatici per i fatti suoi?».
Da Verona, Letta ha teorizzato la necessità di «aprire un dialogo con la Lega, come ci chiedono i nostri elettori», e di «sfidare il Carroccio sul merito del federalismo, che a noi interessa». E ha auspicato che di prendere i voti di sinistra si occupi Nichi Vendola, che può fare «il nuovo Bertinotti», ma certo non il candidato premier: «La vedo complicata». Il movimentismo lettiano però inizia a provocare malumori espliciti.
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