Letteratura

Cinema Speculation, la storia del cinema secondo Quentin Tarantino

Con Cinema Speculation, Quentin Tarantino offre ai suoi lettori e agli spettatori una storia della settima arte alternativa, fatta dei film che hanno segnato il suo gusto

Cinema Speculation, la storia del cinema secondo Quentin Tarantino

È uscito lo scorso 21 marzo Cinema Speculation, il nuovo libro di Quentin Tarantino che arriva in Italia grazie a La Nave di Teseo. Alla soglia dei sessant'anni e di quello che si presume potrà essere l'ultimo film realizzato come regista, Tarantino porta nel mercato editoriale un saggio che è in realtà uno specchio della personalità del regista e del suo modo di rapportarsi al cinema. Di Quentin Tarantino, in effetti, si possono dire tante cose. Si può sottolineare come il regista americano abbia recuperato il genere pulp, dove violenza e grottesco si prendono per mano, o di come abbia in qualche modo riscritto il citazionismo postmoderno, trasformandolo in una sorta di firma autoreferenziale. In effetti, se si volesse cercare un solo aggettivo per definire Cinema Speculation si potrebbe usare proprio questo: postmoderno.

A differenza di quanto aveva fatto nel romanzo di C'era una volta a Hollywood, con Cinema Speculation Tarantino non vuole raccontare una storia, nel senso narrativo del termine. Le sue parole non sono al servizio di una finzione cronologicamente ordinata. Al contrario, con questa sua ultima fatica, Tarantino offre ai lettori una storia del cinema, una sua visione di quella settima arte che ha plasmato il suo immaginario, ma che è anche un bagaglio condivisio da milioni di persone sparse in tutto il mondo. A Tarantino, però, non interessa (o, almeno, non interessa solo) il cinema dei grandi manuali, quello che si studia a ogni corso di Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico. La sua storia è piena di film popolari, film fatti per intrattenere la massa, per distrarla o farla sfogare. È la storia del cinema vista dagli occhi di un nerd che i genitori portavano a vedere film che oggi verebbero definiti non adatti ai minori: film pieni di violenza gratuita, di gratificazione sensoriale, dove si rideva a bocca spalancata e ci si divertiva senza star lì a chiedere quale significato recondito il regista volesse inserire nelle sue opere.

Tarantino non racconta se stesso, ma racconta lo spettatore che ancora alberga in lui, una sorta di bussola morale che lo ha spinto a relizzare i suoi film, con la consapevolezza che, da qualche parte, in qualche modo, c'era la possibilità di realizzare le pellicole che voleva, senza doversi arrendere a nessuno. "Ricordo quando lavoravo nel videonoleggio di Manhattan Beach che si chiamava Video Archives," scrive il regista, "e parlavo coi colleghi del tipo di film che mi sarebbe piaciuto fare e delle cose che ci avrei messo dentro. La loro risposta era: 'Quentin, non ti lasceranno mai fare una del genere'. Al che ribattevo: 'Ma chi caz*o sono questi per impedirmelo?' [...] Dopo essere diventato un professionista, non ho mai lasciato che nessuno mi dicesse quel che non dovevo fare. Gli spettatori non sono obbligati a vedere i miei film. Possono amarli, rifiutarli o reagire con indifferenza. Ma ho sempre affrontato il mio lavoro senza pensare alle reazioni che avrebbe suscitato."

Forse basta leggere queste poche righe scelte come esempio per comprendere come Cinema Speculation sia un breviario di una certa storia del cinema, trattata però con il piglio strafottente di Quentin Tarantino, quella sua capacità di dire le cose come stanno senza fare troppo giri di parole. Una tendenza che si evince anche dal modo in cui parla di determinate reazioni di alcuni suoi colleghi rispetto ad argomenti "scomodi", come fa con le dichiarazioni di Martin Scorsese o Paul Schrader. Senza dubbio Cinema Speculation, con uno stile pulp anche nella scrittura, è una lettura affascinante per gli amanti della settima arte, per coloro che non sono mai sazi di dettagli sulla vita scintillante di Hollywood che poi è sempre meno brillante di quanto si voglia far credere. È un libro che serve a entrare nel cinema secondo Tarantino e che è pieno di aneddoti, ma anche di riflessioni sull'America, sul modo in cui il cinema ha cercato di raccontare gli Stati Uniti, spesso fallendo, spesso senza riuscire a stare al passo.

Piccolo fatto interessante a margine: nel libro si fa molto spesso il nome di Pauline Kael, che si vocifera potrebbe essere la protagonista di The Movie Critic.

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