Il diavolo è nel refuso. Soprattutto se d’autore

L’editore è monsieur Nino Aragno, inarrivabile a far finta di non avere le due cose che possiede di più - lo stile e i soldi - e per il quale l’importante non è mai stato scalare le classifiche dei bestseller ma dare forma a un canone

Il diavolo è nel refuso. Soprattutto se d’autore
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Per pubblicare un libro sui refusi, di fatto invendibile e scritto da un autore cosmopolita, chi meglio di un editore provinciale, indifferente alla commerciabilità dei propri libri, che stampa raramente con un errore?

L’editore è monsieur Nino Aragno, inarrivabile a far finta di non avere le due cose che possiede di più - lo stile e i soldi - e per il quale l’importante non è mai stato scalare le classifiche dei bestseller ma dare forma a un canone. Il suo. Costituito, soprattutto, da grandi testi di autori minori o piccole cose di autori giganti. E anche questo è stile.

L’autore è Karl Kraus (1874-1936) - non a caso maestro di stile - e il libro è una finezza: Il demone dei refusi (Aragno, pagg. 62, euro 13). Curato da Lucio Coco, che ha dedicato parecchi studi alla storia del libro e della lettura, raccoglie, per la prima volta tradotti in italiano, alcuni testi «a tema» dello scrittore austriaco apparsi in tedesco fra il 1899 e il 1937, l’anno dopo la morte. E il tema è quello dell’errore di stampa, Der Druckfehler. Refusi, usi impropri o inopportuni della virgola, errata e demonietti vari che si insinuano nelle pagine dei libri, ma anche nelle pagine dei giornali, come l’annuncio pubblicitario su un quotidiano svizzero che presentava la messa in scena del Re Lehar, cosa che tipograficamente - nota Karl Kraus - fu una grande tragedia. Shakespeariana.

La storia dei refusi, si sa, è lunga come la storia della scrittura. E Lucio Coco nella sua introduzione e Karl Kraus nei suoi “pezzi” ricordano diversi casi e aneddoti, delineando una vera fenomenologia della “svista” che, come il lapsus di Sigmund Freud, spesso rivela qualcosa di molto più profondo... E noi, al proposito, aggiungiamo solo una delle regole che lo scrittore argentino Abelardo Castillo (1935-2017) consegnò al suo libro Ser escritor: «Non preoccuparti troppo per gli errori di stampa. Nell’Ulisse di Joyce ce ne sono circa trecento e i professori continuano a trovarvi significati nascosti».

Per il resto, nel corso dei secoli i lettori hanno trovato molti errori degli amanuensi, poi altrettanti caratteri «ballerini » dei tipografi, quindi imbarazzanti cantonate degli algoritmi e adesso - è sotto gli occhi di

tutti - anche qualche abbaglio dell’intelligenza artificiale. In cui stupidamente riversiamo - refuso viene dal latino refusus, participio passato di refundere, «riversare» tutte le nostre conoscenze. Anche quelle sbagliate.

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