Letteratura

Le terre dei lupi viste con gli occhi di chi ha imparato a parlarci

Torna la zoologa, specializzata in conservazione della biodiversità animale, Mia Canestrini, con un nuovo libro: Nelle terre dei lupi - Storie italiane di un ritorno (Piemme), che come il precedente, parla del suo grande amore per questi meravigliosi mammiferi

Le terre dei lupi viste con gli occhi di chi ha imparato a parlarci

Il suo primo libro La ragazza dei Lupi, aveva commosso per la profondità con cui la zoologa Mia Canestrini, aveva descritto l'amore per queste meravigliose creature dei boschi: "Un lupo è apparso come un lampo di luce alle porte del mio inferno personale", aveva scritto, donando a questi animali totemici, una valenza diversa da quella terrificante con cui sono stati dipinti per molti anni. Poi Mia aveva raccontato l'amicizia tra un ragazzo e un lupo nero in: Custode di Cuori, una favola che ha fatto innamorare migliaia di bambini di questo animale. Ora con:Nelle terre dei lupi - Storie italiane di un ritorno, riparte nuovamente alla ricerca, passando dall'Irpinia alla Toscana, dall'Appennino Emiliano, alla Valtellina fino al il litorale romano, in un viaggio, anche dell'anima, alla ricerca di questo magnifico e misterioso mammifero. Un cammino che passo dopo passo, scioglie molti dubbi, credenze e racconta quanto questi animali hanno ancora da insegnarci.

Torna a parlare dei lupi le creature che da sempre la affascinano, può considerare questo librro, una sorta di prosecuzione del primo?

"Sì, c'è decisamente un filo conduttore tra i due libri, che è sostanzialmente l'evolvere del mio legame con il mondo del lupo e il continuo tentare di far sopravvivere il passato e il presente, cercando per quest'ultimo, un significato sempre nuovo".

I lupi continuano ancora a rappresentare nell'immaginario collettivo qualcosa da temere o hanno avuto una sorta di rivalsa?

"Hanno avuto sicuramente una rivalsa, legata all'attività promotrice di alcune associazioni ambientaliste (in primis WWF a partire dagli anni '70) e poi anche al lavoro di divulgazione fatto da molti esperti della specie. Un tentativo di de-demonizzare la specie dopo secoli di persecuzione fisica e letteraria".

Quali scoperte ha fatto che ha riportato in questo nuovo volume?

"Più che altro ho fatto delle costatazioni: la più importante riguarda l'impatto - inimmaginabile per la maggior parte dell'opinione pubblica - che il vagantismo canino ha sulla fauna selvatica e i suoi equilibri, e su come impatti anche sul monitoraggio di una specie elusiva come il lupo".

Lei che vive i lupi nel loro habitat, quanto i cambiamenti del mondo e di conseguenza della natura, hanno inciso sulla loro sopravvivenza?

"I lupi sono animali altamente adattabili e opportunisti, e non solo oggi sanno sfruttare ambienti profondamente trasformati dall'uomo, ma beneficiano da decenni dello stato di abbandono in cui molti luoghi sono caduti, prima proprio abitati dall'uomo e oggi invasi dalla vegetazione spontanea e dalle specie selvatiche. Da questo punto di vista siamo di fronte ad un predatore dotato di grandi risorse per la sua sopravvivenza, in grado di adattarsi in modo rapidissimo al mondo che cambia".

Cosa continuano ad insegnare i lupi a noi esseri umani?

"Che la natura non è arginabile. Ogni nostro tentativo di contenimento o addomesticamento (in senso lato) ha vita relativamente breve. La cultura occidentale poggia su un paradosso culturale: l'uomo è separato dalla natura, in virtù della cultura, della scienza e della tecnologia che gli danno l'illusione di avere il dominio stesso della natura. Una separazione che ci costringe a vivere in un equilibrio precario, con noi stessi e con le risorse naturali delle quali abbiamo bisogno".

Il sottotitolo del suo libro dice: "Storie italiane di un ritorno", a cosa voleva riferirsi e quali storie all'interno ha raccontato?

"Ad alcune storie carine di lupi tornati ad abitare territori insospettabili, come le coste o la Pianura Padana".

L'ultima volta che abbiamo parlato, ha raccontato il suo primo emozionante incontro con un lupo. In questi anni è riuscita ad avvicinarsi ad uno di loro ancora più da vicino?

"Più che allattare un cucciolo di lupo al biberon, come racconto nel primo libro, non so come potrei avvicinare questa specie maggiormente, forse partorendone uno?"

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