Trash, la sua travolgente storia per capire la bellezza del "brutto"

Dalla brillante penna di Matteo Fumagalli un libro sul trash: Travolti dal Trash, nell'immenso mare del brutto (Cairo Editore), una vera miniera d'oro di divertimento, ma anche di cultura, su un genere che è diventato una parte fondamentale del nostro mondo

Trash, la sua travolgente storia per capire la bellezza del "brutto"

Geniale, pungentemente ironico e sempre in equilibrio tra il serio e faceto, Matteo Fumagalli, giornalista, scrittore e youtuber di grande successo, è riuscito in un'impresa davvero unica: quella di parlare seriamente e con grande dovizia di particolari di qualcosa considerato universalmente brutto. Il suo libro, quasi un saggio per la verità, Travolti dal trash nell’immenso mare del brutto (Cairo Editore), è un'enciclopedia che spazia e approfondisce ogni forma di trash, regalandogli dignità e permettendo, attraverso un'immersione tra libri da dimenticare, film improbabili e musica inascoltabile, di sviluppare un'opinione critica allontanando quella punta di snobismo presente in ognuno di noi. Come ci è riuscito? Glielo abbiamo chiesto.

Cosa l’ha portata a scrivere un libro sul trash?

"Il libro porta avanti in qualche modo il lavoro che faccio da tempo sui miei social. C’è stato comunque un episodio scatenante che mi ha portato a scriverlo. Tempo fa mi sono trovato a girare in quelle piccole librerie che ci sono nei centri commerciali, e ha attirato la mia attenzione un minuscolo scaffale di libri di filosofia, che conteneva solo due titoli. È stato l’accostamento di questi che mi ha inizialmente divertito e poi fatto riflettere. Ci stava L'anticristo di Nietzsche e un altro sul linguaggio del corpo scritto da Barbara D’Urso. Non capivo se era una scelta della libreria, o se qualche cliente goliardico si fosse divertito a metterli vicini. Subito dopo però, mi sono chiesto quanti personaggi avessero scritto dei libri del genere, e tornando a casa ho fatto una ricerca. Ho scovato delle vere perle e quello che all’inizio era solo un percorso divertente, è diventato un vero e proprio viaggio di studio e di esperienza sul cattivo gusto”.

Quali sono stati i primi nomi che ha trovato?

“Mi ricordo il libro di poesie di Flavia Vento, una guida allo stile di Lapo Elkann, e cose ancora più “underground” come il libro della zia di Britney Spears che aveva scritto un trattato sui segreti della relazione della nipote con Justin Timberlake. Diciamo che c'era un universo molto accattivante”.

Definire qualcosa trash non fa di noi degli snob?

“No, trovo molto più snob nnegare che esista anche questa parte di cultura pop e metterla in ‘croce’ senza coglierne le sfumature divertenti. Tutti abbiamo una parte trash, se dobbiamo affidarci alla definizione che teorici, come l’autore televisivo Tommaso Labranca, hanno dato in passato”.

La sua definizione di trash?

“È l’emulazione fallita di un modello forte, ed è proprio nella natura umana emulare un modello forte. Noi siamo trash, perché esserlo è insito in noi".

Lei in cosa si considera trash?

"Il trash riguarda tante cose diverse. Penso che come esseri umani non dobbiamo privarci di quello che ci piace, o abbracciare quello che ci dà stimoli; alto o basso che sia. Bisogna saper viaggiare tra universi diversi, e cogliere le cose che ci arricchiscono da ambo i lati. Per tornare alla domanda, io tra un dolce di uno chef stellato preferisco i dolcetti alla liquirizia dei supermercati e delle fiere totalmente chimici. Anche questo è trash”.

Nel sottotitolo del libro c’è la definizione: “Come imparare ad amarlo”. Le chiedo: cosa ci insegna?

“Ad avere una visuale su un certo tipo di società a livello storico, e allo stesso tempo ad affinare il nostro gusto. Sembra paradossale, ma se ci si lascia andare e si accoglie qualunque opera attiri la nostra attenzione, senza preoccupare che sia per forza di alto livello, questo accresce il nostro senso critico oggettivo”.

Perché televisivamente il trash piace tanto alla gente? C'è solo un sano desiderio di divertimento, o guardando cosa succede pensiamo di essere persone migliori?

“Penso che piaccia per entrambe le cose. Il ‘teatrino becero' obiettivamente intrattiene, ed in generale la polemica intrattiene. Però è anche vero che che certi scandali, certe situazioni che si creano, in qualche modo possono, dalla parte dei telespettatori, creare un senso di superiorità. Personalmente, e non per snobismo ma per inclinazione, il trash televisivo faccio molta fatica a seguirlo. Fatta eccezione per alcune cose, di cui parlo anche nel libro, come il "Prati-Gate" con Mark Caltagirone, perché mescolava un po’ di tutto, anche sfumatture di cronaca e mistero”.

Scrive che la bruttezza non va sottovalutata.

“Perché anche quella può segnare tanto. Senza bruttezza, non si può riconoscere appieno la bellezza”.

Il trash può essere considerato una forma di cultura?

“Può esserlo assolutamente, anche perché, soprattutto nel mondo contemporaneo, anche certe sfumature di arte considerate alte, prendono ispirazione rielaborandola, dall’estetica trash. Si prendono riferimenti bassi, e si trasformano. Nella moda succede con il kitsch. Ci sono molti marchi che giocano sempre con il cattivo gusto, eppure vendono abiti di lusso".

Quale è la cosa più trash che magari ha riportato anche nel suo libro?

“È difficile dirlo, ce ne sono alcune che preferisco, come il libro di poesie di Flavia Vento, che secondo me 'risolve' qualsiasi serata. Poi un disco particolarmente iconico Philosophy of the World delle The Shaggs, che era un gruppo americano degli anni ’60, composto da tre sorelle che non sapevano né cantare né suonare. Avevano fatto un disco perché una cartomante aveva detto al loro padre che le sue figlie sarebbero diventate delle rockstar famosissime. Il disco è veramente inascoltabile e all’epoca furono molto derise. La cosa divertente è che poi negli anni sono diventate veramente famose e iconiche e i loro brani sono stati ripresi da musicisti come Frank Zappa. Sono anche diventate fonte di ispirazione per il mondo grunge con Kurt Cobain dei Nirvana. Infine a livello cinematografico, l’horror italiano, involontariamente comico, Il bosco, del 1988”.

Siamo praticamente arrivati a Natale, ci sono dei libri considerati trash che non devono assolutamente mancare nella libreria di ognuno, e che lei consiglierebbe anche come regali?

“Al primo posto sicuramente Parole al vento di Flavia Vento, poi un libro fondamentale: Andy Warhol era un coatto, che non è un libro trash, ma sul trash.

Lorenzo Lorenzi - Voglio sposare Ambra, Clizia Gurrado - Sposerò Simon Le Bon, Paris Hilton - Confessioni di un’ereditiera, Wanna Marchi - Signori mie, Moana Pozzi - La filosofia di Moana, Tara Gilesbie - My Immortal, Sylvia Scott Gibson - Latawnya, the Naughty Horse Learns to say No, Kenji Kawakami - The Big Bento Box of Unuseless Japanese Inventions”.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica