"Non ricordo una sola parola del ragazzo. Correva in tutte le direzioni, attraversava senza guardare, avevo paura che venisse investito. Era chiaramente alterato, non saprei dire per che motivo. Non mi ero mai trovato in una situazione del genere". Così ieri mattina in Corte d'assise, Giancarlo Marocchi (nella foto), ex calciatore della Juve e ora opinionista tv, racconta i momenti che visse la notte del 20 agosto 2023, uscendo dagli studi di Sky a Rogoredo dove aveva appena finito di commentare due partite, quando si trovò a pochi metri da Giovanni Sala: il 34enne che pochi minuti dopo sarebbe stato immobilizzato dalle guardie giurate di Sky, e che sarebbe morto sotto le loro pressioni.
I due vigilantes sono a processo per omicidio preterintenzionale su richiesta del pm Alessandro Gobbis che li accusa di avere dato sfogo, per bloccare Sala, a "istinti violenti e inutilmente prevaricatori". Il quadro che descrive Marocchi è meno drammatico: "Ero sceso dall'auto per fumare prima di partire per Bologna, mi sono trovato in mezzo alla scena, non saprei dire se ero più a disagio o più spaventato, così mi sono avvicinato alle guardie. Mi ricordo la lucidità e la tranquillità con cui sembravano gestire la situazione. Sarò rimasto lì tre minuti, il tempo di finire la sigaretta e sono ripartito". Sullo schermo scorrono le immagini delle telecamere, Sala in mutande entra e esce dall'inquadratura, le guardie sembrano effettivamente tranquille. Poi, però, la situazione precipita.
In aula gli imputati dichiarano che non intendono sottoporsi a interrogatorio, faranno dichiarazioni spontanee. Una testimone racconta che uno di loro era con lei volontario dei City Angels, "era una persona molto umana". La madre di Sala commenta: "Tranne che con mio figlio".