Lezione dei no-Tav per finire sul binario morto

I «nuovi partigiani» sono scesi dalle montagne con scarponi, maglioni e pile per tramandare i metodi di lotta

Lezione dei no-Tav per finire sul binario morto

(...) gli ospiti d'onore, si capisce di avere a che fare con gente che non va tanto per il sottile. Emilio Penna, per cominciare, fa parte della Federazione anarchica torinese; Nicoletta Dosio è una capopopolo di Bussoleno con tanto di setto nasale fratturato durante gli scontri con la polizia, mentre Maria Matteo impreziosisce con i suoi articoli al vetriolo le pagine di Umanità Nova, storico settimanale anarchico.
Tanto per mettere le cose in chiaro, «le linee ad alta velocità sono un enorme catalizzatore di tangenti: non servono a niente e a nessuno, escluso chi le costruisce. Siano essi vicini al governo o alla minoranza, come la Coop rossa che ha in appalto parte della Torino-Lione».
È il concetto con cui Nicoletta Dosio introduce il proprio intervento, ed è anche il leit motiv della serata. Insieme alla rievocazione di scontri con le forze dell'ordine (che Maria Matteo definisce «del dis-ordine») risalenti a non più di tre mesi fa, ma riferiti fin da adesso come avvenimenti epici, autentiche memorie di guerra.
La «battaglia del Seghino», la «presa di Venaus», i poliziotti come le SS e i vecchietti commossi al ricordo di «altri tempi, altre resistenze». A Maria Matteo quasi si inumidiscono gli occhi, quando ricorda «i celerini messi in fuga con piemontese pacatezza». E i sassi sui poliziotti? «Non è vero: è una menzogna del ministro Pisanu».
Sì, i movimenti no-Tav della val Susa si sentono come i partigiani ed esortano i loro omologhi genovesi ad imitarli: «Continuiamo la resistenza - proclama Dosio - contro le falsità, i grandi interessi di chi comanda e le ingiustizie. Non lasciate che le ingiustizie passino anche di qua». L'incitamento barricadero continua e strappa applausi: «Vinceremo tutti insieme, non daremo facilmente il mondo a chi vuole distruggerlo».
Certo che, fa notare qualcuno dalla platea, in val Susa i sindaci sono con chi protesta, mentre in Liguria e Basso Piemonte i Comuni si schierano quasi tutti a favore del Terzo Valico. «Evidentemente a queste amministrazioni non interessa il bene dei cittadini», taglia corto la Dosio.
Ma la pasionaria piemontese non ha finito: c'è ancora da lodare una delle ultime iniziative del mondo no global genovese, che si è mobilitato per fermare il passaggio della fiaccola olimpica in centro città. «Bravi, avete fatto bene. Queste sono Olimpiadi di sangue, con i nuovi impianti e costruzioni che sono costati la vita ad alcuni lavoratori», parole pronunciate nello stesso momento in cui anche a Bologna il cammino del fuoco di Olimpia veniva ostacolato dai disobbedienti. Passando come un treno ad alta capacità polemica anche sullo sport, la Dosio conclude sostenendo che i Giochi vadano fermati «in qualche modo, non sappiamo ancora quale. Di certo - minaccia - non ce ne staremo con le mani in mano, altro che tregua olimpica».
Anche l'anarchica Maria Matteo incita alla resistenza contro «la follia terrificante della maledetta logica del capitalismo». Merci o passeggeri, fa lo stesso: «Tanto anche i pendolari sono trattati come oggetti. Anzi, come schiavi asserviti, da trasportare più velocemente per far funzionare meglio l'ingranaggio del sistema».

D'altro canto, anche Emilio Penna si chiama fuori dalla macchina capitalistica e sottolinea che «la Tav è inutile anche secondo i "loro" canoni economici».
Gli aderenti al mondo disobbediente genovese, intervenuto in buona quantità, ascoltano la lezione e approvano. Resta da vedere se faranno anche i compiti.

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