La lezione del professor Burlando al centrodestra

(...) ha dato un finanziamento di 10mila euro per il nuovo impianto di riscaldamento. Così come va a prendersi applausi per ogni contributo. Il che, magari non sarà esteticamente bellissimo, ma certo è furbissimo.
Soprattutto, Burlando sta continuando a girare la Liguria, così come l’ha girata in campagna elettorale. E questo, pure a me che non amo per nulla Burlando e che gli attribuisco moltissime responsabilità - dal blocco della bretella Voltri-Rivarolo, madre di tutti gli errori in città, al fatto di aver completamente mollato Giovanni Novi da un giorno all’altro e di non averlo riabilitato nemmeno dopo la sostanziale vittoria giudiziaria, per la quale invece Burlando ha avuto un pensiero solo per i camalli di Paride Batini - piace moltissimo. Piace moltissimo che il presidente della Liguria, dopo le elezioni (non prima!) abbia già girato cinquanta Comuni della regione, da Genova ai più piccoli. Tanto per rimanere agli ultimissimi giorni, dopo la bocciofila di Quarto, Burlando è stato a Campo Ligure per l’inaugurazione del nuovo polo per l’infanzia e a Rovegno per occuparsi dei grandi problemi della Valtrebbia: la banda larga e la statale 45, una strada che è anche un pezzo di storia.
Ecco, in questo quadro, vorrei isolare alcune delle frasi dell’intervista di Ava Zunino, partendo da uno spunto autocritico, di quelli che mi piacerebbe trovare anche nel Pdl ligure e che, invece, è raro trovare: «Questo momento per uno del Pd è come nel calcio; quando l’altra squadra è in crisi, ti aspetteresti che la tua facesse gol e invece ti accorgi che si mette a giocare male». Partendo da un’esperienza personale: «Nel 2007 i sondaggi mi davano per spacciato. Se non avessi svoltato, avrei perso. Ho detto: se il problema è rischiare di perdere, lo faccio lo stesso. Mi aveva scritto un anziano di Oregina che diceva: che amarezza, mentre noi lavoriamo per la nostra gente e i nostri valori questi litigano». Vi ricorda qualcuno? A me, sì.
E ancora: «La politica è lontana dalla gente». E poi, ribadito: «C’è una distanza siderale tra ciò che la gente dice e ciò che noi offriamo». E soprattutto: «I trentenni hanno l’età giusta per l’anagrafe. Il segretario regionale Lorenzo Basso e il capogruppo in Regione Raffaella Paita hanno tra i trenta e i trentasei anni». E infine: «Se vuoi riavvicinare la gente alla politica, bisogna trovare le personalità, pensare a liste che guardino un po’ anche al di fuori del partito. Il Pci queste cose le ha fatte quando era fortissimo. Gli intellettuali davano lustro ai lavori parlamentari».


Ricapitolando: girare la Liguria come una trottola; capire la distanza siderale fra ciò di cui parlano i politici e ciò che interessa al mondo, al mondo vero; ripartire dai giovani che non devono essere lasciati in panchina a vita per mettere sempre le stesse persone con le stesse facce negli stessi posti; guardare anche fuori dai partiti. Non so a voi, ma a me sembra una ricetta valida in tutto e per tutto anche per il Pdl (e, in misura minore, la Lega). Persino se il cuoco che la consiglia è Claudio Burlando.

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