Le lezioni sballate del Professore

Franco Battaglia

Vi è concessa qualunque affermazione, ma non assieme alla sua contraria: è il principio di non contraddizione, uno dei pilastri della logica. Ma Prodi, che si propone al governo del Paese, deve essere d'altro avviso. Mi è capitato tra le mani il documento «Europa: il sogno, le scelte», summa in quattro capitoli del pensiero del Professore. Comincia con la globalizzazione, argomento sul quale egli azzarda una sibillina verità: «La terra è diventata allo stesso tempo più grande e più piccola». Il capitolo continua con la lamentela secondo cui «l'Europa si trova in una posizione di preoccupante debolezza di fronte all’America, ma anche di fronte a Paesi come l'India e la Cina». Poche righe sotto, apprendiamo che «noi europei abbiamo straordinari punti di forza sui quali contare e, con un interscambio quasi pari a quello di Stati Uniti e Sud Est Asiatico messi insieme, siamo già ora una potenza commerciale che non conosce confronti».
Nella sezione ove trattasi di evoluzione demografica avverte che «nei nostri Paesi si vive sempre più a lungo e nascono sempre meno figli, anche se qualche recentissimo dato può far sperare che qualche cosa stia cambiando». Non ho potuto appurare con certezza se la speranza è che tutti si viva meno a lungo o che aumentino le nascite o entrambe le cose. Siccome, però, un po' oltre, veniamo invece rallegrati che «con una popolazione europea che tende verso i cinquecento milioni di persone, abbiamo un mercato di consumatori che si avvierà ad essere quasi il doppio di quello americano», diventa più chiara la natura di quella speranza, e ritengo così giustificato l'istintivo gesto di scongiuri da me compiuto mentre leggevo. Tanto più che, ammonisce il Professore, «se non interveniamo per tempo, ci aspetta un’Europa con una popolazione decisamente più anziana». Come intende intervenire sarebbe rimasto un mistero se, ove tratta dello Stato sociale, non ci avesse informato che: «Lo Stato sociale deve essere adattato ai tempi. Perché oggi si vive molto più a lungo. La tutela della salute sta essa stessa cambiando connotati con l'affermarsi di una popolazione sempre più anziana che pone il problema delle degenze di lunga durata». In caso di malattia, quindi, imparate a guarire alla svelta o alla svelta tirare le cuoia.
«In tema di mercati liberi e concorrenza - avverte il Professore - è sbagliato ipotizzare misure e politiche uniformi per tutti i Paesi europei, e una imposizione dall'alto sarebbe vista come un'inaccettabile interferenza». E «per la riforma dei sistemi previdenziali e anche nel caso del mondo del lavoro non si possono proporre ricette per l'intera Europa». Non m'intendo di queste cose e sarei stato pronto a credergli sulla parola se non avessi letto, poche righe sotto, che «uniti dal mercato e dalla moneta, gli europei chiedono di vivere in un unico ed efficiente spazio, con leggi chiare e uguali per tutti».
Un po' di più m'intendo di questioni legate alla protezione dell'ambiente e alla ricerca. In tema di ambiente: «Il degrado dell'ambiente naturale sta letteralmente cambiando la terra sotto i nostri piedi». Mi sfuggono le ragioni dell'insistenza di quel «sotto i nostri piedi», ma riesco ad afferrare la chimica - datata di alcuni secoli - di quando avverte che «stiamo consumando in modo scriteriato acqua, aria, terra ed energia». Per cui, continua perentorio, «sull'ambiente si tratta di fare delle scelte. Scelte che in alcuni casi devono prendere la forma di semplici divieti, come quello di sorvolare i centri abitati».
Sulla ricerca, dopo aver avvertito che «non c'è solo l'America tra i nostri concorrenti, ché all'orizzonte, anzi ormai dietro l'angolo, ci sono, soprattutto, l'India e la Cina», Prodi punterebbe a quella dettata dalle istanze ambientali: «L'ambiente è un investimento che rende: basta pensare alle straordinarie opportunità offerte dalla ricerca nel campo delle biotecnologie e dell'economia a idrogeno». Mi pareva di ricordare che per tutto il periodo trascorso a Bruxelles Prodi - ignaro degli elementi della biologia - non fece altro che ostacolare le biotecnologie: avrà cambiato idea. Non ha cambiato idea sull'economia a idrogeno: vi indirizzò quasi un miliardo d'euro, sorvolando sul fatto che (1) la chimica c'insegna che l'idrogeno non esiste sulla terra, (2) la fisica c'insegna che questa economia contraddice il secondo principio della termodinamica, e (3) la tecnologia odierna ci dice che la condicio sine qua non della sua pressoché utopica realizzazione è l'accettazione di centinaia di centrali nucleari (che ha già dichiarato essere inaccettabili).
Infine, la protezione civile. Ci chiede Prodi: «Siamo pronti a dar vita ad un'agenzia europea per la protezione civile, magari dipingendo con il blu e con le dodici stelle gialle della bandiera europea i nostri Canadair?». Interrompo la lettura del rapporto, desolato di non saper rispondere a nessuna domanda del Professore, persino nella materia in cui io, presuntuoso, mi sentivo ferrato. Ho solo capito che per proteggerci da possibili tragici grandi eventi bisogna (possibilmente) dipingere i nostri Canadair con 12 stelle gialle su sfondo blu, e (perentoriamente) vietare loro di sorvolare le nostre città. Bisogna però ammettere che il Professore, almeno lui, vola alto: la sua grande impresa non è sfidare la disoccupazione, la pressione fiscale, la nostra pressoché totale dipendenza energetica; la sua vera sfida è contro le leggi della logica, della fisica, della chimica, della biologia.


Consapevoli che un'impresa non è veramente tale se non può permettersi di fallire, sappiamo ora che potremmo tutti ritrovarci, un giorno, nella condizione di poter affermare con certezza: «Quella di Prodi, sì, che era un'impresa: una colossale impresa».

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