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Il Libano: «Da Prodi ora vogliamo le armi»

Tra i compiti che ci spettano anche l’addestramento dei militari e la fornitura di materiale tecnico. La visita ai mille caschi blu

da Beirut

I nostri caschi blu saranno anche soldati di pace, la diplomazia e la cooperazione risolverà i problemi del mondo, come ha detto il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ma i libanesi ci chiedono armi per rafforzare il loro esercito e l’Italia si è impegnata a far di tutto per fornirle.
Ieri il ministro Parisi ha visitato il Libano incontrando in mattinata il suo omologo e vice premier a Beirut, Elias Murr. Alla fine dell’incontro al ministero della Difesa libanese, Parisi e Murr, si sono concessi brevemente alla stampa. Il ministro italiano ha ribadito per la centesima volta che «siamo impegnati a svolgere una missione equidistante o se volete equivicina, sia al Libano che a Israele». Alla domanda su come verrà risolta la spinosa questione del controllo al confine della Siria, per fermare le armi che arrivavano ad Hezbollah, Parisi ha spiegato che l’Italia «si impegnerà con un sostegno tecnico e per la formazione del personale». In pratica addestramento dei soldati libanesi, dato che il regime di Damasco non vuole caschi blu ai confini, e fornitura di apparecchiature, come radar e scanner, per «mettere in condizioni i libanesi di utilizzare i mezzi necessari per il controllo della frontiera».
Sul delicato tema delle armi, di cui l’esercito di Beirut ha bisogno disperatamente, Parisi ha glissato sostenendo che «daremo il nostro contributo perchè lo Stato libanese possa sviluppare e rafforzare il controllo del suo territorio».
Invece è stato più chiaro il ministro Murr, che porta ancora i segni di un attentato a cui è scampato miracolosamente un anno fa. Non solo ha chiesto al governo italiano di intervenire per far togliere il blocco della fornitura di armi al Libano, ma interpellato in arabo da il Giornale ha concesso qualche dettaglio: «Dobbiamo dotarci di armi difensive il prima possibile e quindi abbiamo chiesto al governo italiano di farsi partecipe presso gli altri Paesi europei della nostra esigenza. Il ministro Parisi ci ha promesso che farà tutti gli sforzi possibili per aiutare l’esercito libanese». Parisi è stato preso alla sprovvista e si è lamentato che non ci fosse un interprete in arabo per tradurre le parole del ministro. Murr ha bisogno di un esercito forte per far fronte, da una parte ad Hezbollah e dall’altra ad eventuali problemi con gli israeliani. Non a caso la Difesa libanese aveva già fornito alle ambasciate dell’Unione europea una «lista della spesa» in termini di riarmo dell’esercito. Secondo il Sole24ore, che l’ha pubblicata, si parte da un budget di 500 milioni di dollari, ma i libanesi vogliono 20 elicotteri, centinaia di camion, blindati, armi leggere, munizioni e apparecchiature individuali come i visori notturni. «Noi auspichiamo che l’Italia sia alla testa del gruppo di Paesi europei che riarmeranno il nostro esercito ­ ha spiegato Murr a il Giornale -. Il vostro ministro della Difesa mi ha invitato a Roma per discutere i dettagli».
Parisi ha incontrato anche il primo ministro libanese Fouad Siniora focalizzando l’attenzione sulla ricostruzione del Paese per cui l’Italia ha stanziato 30 milioni di euro.

Inoltre il ministro ha fatto visita ai mille caschi blu italiani già dispiegati nel sud del Libano, che ieri sono passati ufficialmente sotto il comando Onu e hanno iniziato a pattugliare, assieme ai soldati libanesi, il settore italiano all’interno della città portuale di Tiro.

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