«Liberiamo i clandestini» Ora l’onorevole Caruso spaventa anche Fassino

«Liberiamo i clandestini» Ora l’onorevole Caruso spaventa anche Fassino

Francesca Angeli

da Roma

Francesco Caruso minaccia il ministro dell’Interno, Giuliano Amato. O il Viminale chiude i Centri di permanenza temporanea per i clandestini o si darà il via libera ad «azioni di disobbedienza radicale». Parole di sfida che preoccupano anche il leader dei ds, Piero Fassino. Il segretario della Quercia invita i suoi alleati alla cautela. «Io penso che bisogna affrontare i problemi del Paese seriamente, con equilibrio e con serenità. È inutile ogni giorno incendiare le polveri su qualche cosa, non è questo quello di cui il Paese ha bisogno».
Ma all’interno della maggioranza e anche del governo il clima si fa sempre più irrespirabile. La convivenza tra la sinistra radicale e i riformisti ha raggiunto il livello di allarme rosso. Solo mercoledì è scoppiata la grana regolarizzazioni, con l’attrito tra il ministro della Solidarietà, Paolo Ferrero, il titolare del Viminale e il suo sottosegretario, la diessina Marcella Lucidi. Mentre Ferrero annunciava la regolarizzazione per mezzo milione di clandestini che hanno fatto richiesta del permesso di soggiorno e la Lucidi ipotizzava di sospendere del tutto la procedura delle espulsioni dei clandestini verso la Libia, Amato spiegava di voler continuare ad applicare la Bossi-Fini. Almeno fino a quando non vengano stabilite nuove regole.
E mentre Ferrero cercava di ricomporre quella che appare come una grave frattura interna all’esecutivo, ci ha pensato Francesco Caruso, uno dei leader dei disobbedienti eletto alla Camera con Rifondazione comunista, a riattizzare il fuoco, inasprendo i toni nei confronti del Viminale.
«Se il ministro dell’Interno Giuliano Amato - ha avvertito Caruso - non ha ben chiaro che bisogna chiudere i Cpt, credo che per schiarire meglio le idee a lui e a tutta la coalizione è necessario costruire forme anche radicali di mobilitazione, azioni di disobbedienza che mettano in luce l’illegalità di questi luoghi, di questi lager. Anche queste azioni di disobbedienza possono essere necessarie per fare pressione affinché si accendano i riflettori».
Caruso condivide pienamente l’ipotesi di regolarizzazione per tutti gli extracomunitari che avevano presentato domanda alle Poste, 480mila persone in tutto, ma che non rientravano nelle quote previste dal precedente governo. «È tutta gente che ha i requisiti, una casa, un lavoro. Nasconderli nell’illegalità e abbandonarli alla clandestinità non si capisce a chi servirebbe. È fuori discussione - ha affermato Caruso - che questi immigrati vanno regolarizzati».
Se sulla regolarizzazione Amato è sembrato possibilista, la posizione del Viminale sulle espulsioni e anche sulla chiusura dei Cpt, che oltretutto sono previsti dalla normativa di Schengen sul libero mercato, è ben diversa. Senza Cpt, aveva ricordato tempo fa anche Giorgio Napolitano prima di salire al Colle, «saremmo fuori dall’Europa».
Ma sembra proprio che nel governo Prodi ognuno voglia dire la sua sull’immigrazione. Colpa probabilmente anche della frammentazione dei ministeri e delle competenze. E così in qualità di ministro della Famiglia interviene pure Rosy Bindi per dire che «non basta tutelare i diritti individuali degli immigrati, occorre pensare anche ai diritti delle famiglie, superando le difficoltà introdotte dalla Bossi-Fini ai ricongiungimenti familiari».
I segnali contraddittori che arrivano dal governo di centrosinistra preoccupano la Casa delle Libertà. Per il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, «è da puri irresponsabili evocare una sanatoria per gli extracomunitari.

È il segno dell'approssimazione e della confusione con cui si sta andando alla verifica dei problemi veri». Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, osserva che il governo «si muove in uno stato di confusione totale».

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