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Libia, il Colonnello vuole trattare con i ribelli Ma loro non ci stanno: "Solo dopo la sua resa"

Gheddafi manda un messaggio al Cnt proponendo una trattativa, ma i ribelli non accettano. Nuova strage dei lealisti: trovati 170 corpi bruciati. Ma il paese è in ginocchio e c'è chi rimpiange il raìs. REPORTAGE Così tradivano il raìs. Continua la caccia all'uomo ma la cattura del dittatore è ancora lontana. La mappa dei lealisti. FOTO: Tripoli sotto assedio

Libia, il Colonnello vuole trattare con i ribelli 
Ma loro non ci stanno: "Solo dopo la sua resa"

Tripoli - Il Colonnello e i simboli del suo potere stanno velocemente scomparendo dalla Libia, ma la sua voce continua a farsi sentire. Non si sa dove sia nascosto, anche i ribelli - come hanno confermato ieri -, hanno perso le sue tracce ma lui continua a minacciare e mandare messaggi. Questa volta l'ormai deposto dittatore parla direttamente con i suoi nemici del Cnt e propone di trattare una transizione. Secondo la BBC Mussa Ibrahim, il portavoce della Guida, avrebbe contattato la sede newyorchese dell'Associated Press per comunicare il messaggio ufficiale del latitante raìs: Gheddafi è ancora in territorio libico ed è intenzionato a discutere con i ribelli la formazione di un governo di transizione. 

La replica dei ribelli arriva a stretto giro di posta e, come era prevedibile, è un no senza condizioni: tratteranno con Gheddafi solo dopo una sua resa incondizionata. "Se si arrende, poi negozieremo e lo prenderemo in consegna", ha risposto ufficialmente il ministro delle Finanze del governo provvisorio. 

Nel frattempo Tripoli e la Libia sono nel caos tra vendette, esecuzioni sommarie e ospedali al collasso. Secondo alcune fonti militari i ribelli avrebbero liberato circa diecimila detenuti e altri cinquantamila sarebbero, al momento, scomparsi nel nulla. Negli ultimi mesi, quando il Colonnello aveva già capito che la sua quarantennale dittatura era ormai ai titoli di coda, il regime aveva dato un giro di vite arrestando decine di migliaia di persone.

I lealisti, in parte soldati e in parte mercenari pagati con l'immenso e misterioso tesoro del clan Gheddafi, continuano a difendere il poco territorio che è rimasto sotto la loro disponibilità; ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini parlava di un 5 per cento di tutta la Libia. Anche oggi è stata trovata una macabra testimonianza della furia delle truppe lealiste: circa 170 prigionieri sono stati uccisi e i cadaveri bruciati in un edificio a circa 30 metri dalla base della 32/a brigata, guidata da Khamis Gheddafi, conquistata ieri dai ribelli sulla strada per l’aeroporto di Tripoli.

La battaglia sembra ancora lunga e probabilmente ha ragione Kirsan Ilyumzhinov, lo scacchista russo amico del Colonnello, che lascia poco margine ai dubbi: "Lo conosco bene, combatterà fino alla fine".

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