Libia, il post Gheddafi parte da Parigi: soldi e aiuti pensando all'oro nero

All’Eliseo 57 delegazioni portano sostegno alla nuova dirigenza libica. Sottotraccia c’è la competizione per gli affari. Berlusconi in prima fila. Ma il raìs non molla e incita i lealisti: "Combattete, non siamo donne" FOTO Tripoli sotto assedio

Libia, il post Gheddafi parte da Parigi:  
soldi e aiuti pensando all'oro nero

Raid aerei che andranno avanti finché sarà necessario, riconciliazione tra le fazioni libiche e impegno internazionale per lo sviluppo del Paese che sta faticosamente uscendo da una lunghissima dittatura: questo anche attraverso un impegno unanime per lo sblocco dei beni del regime sparsi in mezzo mondo. I grandi del pianeta (ma non solo: le delegazioni presenti erano 57) si sono ritrovati ieri pomeriggio a Parigi per discutere del futuro della Libia del dopo-Gheddafi, proprio nel 42° anniversario del colpo di Stato che portò al potere il Colonnello e incuranti del fatto che egli continui a incitare i suoi seguaci a combattere «anche se brucerà il Paese».

I partecipanti al vertice portano sostegno economico e politico alla nuova dirigenza del Paese nordafricano, ma nessuno si nasconde che in ballo ci sono forti interessi, tra i quali spiccano quelli petroliferi, e che la competizione per riservarsi fette sostanziose della “torta libica” è più che mai aperta.

L’importanza dell’occasione è testimoniata dalla presenza di 12 capi di Stato e di 17 capi di governo, oltre al segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon che ha detto di sperare nell’avvio «quanto prima possibile» di una missione delle Nazioni Unite in Libia. Prima dell’apertura della Conferenza vera e propria l’iperattivo presidente francese Nicolas Sarkozy ha avuto un incontro a quattr’occhi con il segretario di Stato americano Hillary Clinton e ha poi aperto le porte dell’Eliseo a un gruppo ristretto di protagonisti della vicenda politica e bellica che ha condotto alla caduta del quarantennale regime del Colonnello Gheddafi: con l’inviato del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) libico Mustafa Abdel Jalil erano rappresentati la Francia, la Gran Bretagna, l’Italia, gli Stati Uniti, il Canada, la Turchia, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania. Per il nostro Paese era presente il premier Silvio Berlusconi.

Nelle ore immediatamente precedenti l’apertura del vertice c’è stata una corsa finale al riconoscimento del Cnt anche da parte di Paesi che fin qui avevano scelto l’attendismo o la neutralità rispetto al regime di Gheddafi: hanno così riconosciuto le nuove autorità la Russia e l’Algeria, e perfino la Cina, a lungo sostenitrice del Colonnello e oppositrice dell’intervento Nato sul territorio libico, ha ieri comunicato che «rispetta la scelta fatta dai libici» e attribuisce «importanza alla posizione significativa del Consiglio nazionale di transizione».

Il premier Berlusconi, che prima del vertice ha avuto un crodiale colloquio telefonico con Jalil, ha portato «in dote» a Parigi 500 milioni di euro da erogare a favore del Cnt e la fornitura immediata di benzina da parte di Eni a un Paese le cui infrastrutture petrolifere sono bloccate dalla guerra. Il premier ha assicurato che l’impegno italiano e internazionale andrà avanti fino alla definitiva liberazione della Libia e ha ricordato che «l'Italia sta mettendo in campo «misure concrete per un Paese che vuole uscire dalla guerra e andare verso la democrazia»: tra queste la messa a disposizione, se richiesti, di motovedette e istruttori di polizia.

Berlusconi, con i suoi omologhi presenti a Parigi, ha inoltre chiesto all’Onu lo sblocco di asset libici nel mondo per miliardi di dollari e al Cnt il ripristino di Greenstream, il gasdotto dell’Eni che - ha ricordato il premier - «fornisce gas a tutta Europa»: si spera che i flussi riprendano già da metà ottobre.

Quanto al riavvio della produzione di petrolio libico, ci vorranno mesi prima che la Libia possa essere considerata stabilizzata.

In questo campo l’Italia sa di dover competere con numerosi e agguerriti concorrenti, dalla francese Total alla britannica Bp, dalla spagnola Repsol all’austriaca Omv. Per non parlare di cinesi, russi e americani. Ma più in generale, come ha ricordato il ministro degli Esteri Franco Frattini, obiettivo dell’Italia è rimanere il principale partner economico della Libia.

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