Economia

Libra e gli influencer: cosa c'è dietro l'idea di una "facebook bank"

La moneta virtuale e il Brand Content Matching: è il progetto per la nuova economia digitale

Libra e gli influencer: cosa c'è dietro l'idea di una "facebook bank"

Come ricorderete, lo scorso giugno Facebook ha rivelato di voler creare la propria criptovaluta: il progetto Libra, che si propone di lanciare facebook nel mondo bancario, senza però dover sottostare alle regole che questo comporta. L'idea di Zuckerberg, a differenza di come si sospettava già da tempo, non è quella di creare una facebook bank, ma di dare vita a una criptovaluta e di mettere in piedi un nuovo ecosistema, scrivendone le regole.

Mentre infatti, con una facebook bank, Mark avrebbe dovuto sottostare alle infinite regolamentazioni e limitazioni che zavorrano il settore bancario, combattendo i colossi finanziari nel loro campo di battaglia, con questa mossa potrebbe di fatto inserirsi in un settore non regolamentato dalle leggi finanziarie: un'infrastruttura globale, accessibile e miliardi di persone.

Quello che sappiamo fino ad ora è che la moneta verrà emessa e gestita da un consorzio (no profit) di aziende private del calibro di Mastercard, PayPal, Uber. Gli utenti possono dare il soldi al consorzio, che restituisce l'equivalente il Libra, utilizzabile per pagare direttamente su facebook, Instagram, Whatsapp, Messenger e tutti i servizi parte di questo nuovo sistema, con la possibilità di inviare e ricevere denaro anche da altri utenti. Il tutto senza dover pagare commissioni, bypassando i circuiti tradizionali e di fatto eliminando i profitti di banche e processori di pagamento.

Ovviamente tutto ciò non ha fatto che destare dubbi, sospetti e critiche, tali da indurre il fondatore del celebre social ad una sorta di dietrofront, che ad oggi ha rallentato lo sviluppo e la messa in atto del progetto, almeno fino a che non verrà fatta chiarezza sugli aspetti più controversi del caso. Non sappiamo se tale ripensamento sia definitivo, o se si tratti di una mossa volta a placare critiche e ire; certo è che per come si era prospettato, il progetto aveva le caratteristiche di una vera e propria rivoluzione nell'ambito della quale a far gola era soprattutto la semplicità del meccanismo.

Altro punto oscuro è come facebook trarrà guadagno da questa mossa: certamente il tutto si inserisce in una strategia più ampia della quale, in mancanza di dati certi, non è ancora possibile individuare i dettagli. Del resto non è la prima volta che il social tenta di espandere il proprio raggio di azione, coinvolgendo diverse realtà: Branded Content Matching vi dice nulla?

Lo strumento, ancora in cantiere, decreterebbe l'entrata a gamba tesa di Facebook nel mercato dell'influencer marketing: l'influencer, infatti, potrà iscriversi liberamente alla piattaforma con la possibilità di caricare un portfolio contenente tutti i lavori svolti, eventi ai quali ha preso parte, performances e altre informazioni utili ad attestare il suo talento e la sua professionalità. I curriculum degli utenti verranno dunque archiviati ed elaborati da facebook, che grazie al suo bagaglio di dati e insights dei profili potrà compilare di volta in volta una lista di creators e engagers scelti ad hoc in base alle richieste specifiche del brand, perfettamente corrispondenti al target indicato.

È probabilmente per questo motivo che facebook ha già da tempo avviato una manovra di aggiustamento del peso della portata organica dei post, modificando gli algoritmi, magari in previsione di regolarizzare, una volta per tutte, la presenza dei brand nei social.

Quello che possiamo fare, per ora, è guardare la scacchiera in cui si muovono le pedine in modo distaccato, cercando di analizzare le mosse e cercando di immaginare quelle future, per quanto imprevedibili: da un punto di vista generale, quello che emerge chiaramente è che facebook, e generalizzando potremmo parlare del mondo digitale in toto, sta reclamando il proprio posto, sempre meno virtuale, nella vita delle persone. Una tendenza che probabilmente porterà, più di quanto non sia già accaduto, ad nuovo stadio di sviluppo della società, nell'ambito del quale il digitale non è più solamente uno strumento, ma una vera e propria realtà.

Alessandro Cola
Ceo e fondatore di Xplace

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