IL LIBRO BIANCO

RomaCompletare la Legge Biagi, prevedendo misure per i nuovi lavori e fare in modo che il singolo sia tutelato anche nei periodi in cui passa da un’occupazione ad un’altra. Poi una sanità non più incentrata sul solo ospedale, ma che valorizzi strutture innovative come i centri per i non autosufficienti e gli hospice per i malati oncologici. Che superi «la distinzione tra pubblico e privato». E che si avvalga della tecnologia, attraverso il «fascicolo personale elettronico» che conterrà tutte le informazioni rilevanti sulle persone, dalle patologie alle cure ricevute all’occupazione.
Il Libro Bianco sul welfare è arrivato al traguardo. Oggi il ministro Maurizio Sacconi presenterà ufficialmente il documento che contiene le linee d’azione del governo fino al 2013. Il titolo è lo stesso del Libro Verde - La vita buona nella società attiva - che il governo ha stilato su indicazione dell’Unione europea. La nuova versione tiene conto delle indicazioni che in questi mesi sono arrivate dalle parti sociali, sindacati e organizzazioni delle aziende in primo luogo.
Per quanto riguarda il lavoro il governo, da qui alla fine della legislatura, si propone di completare la Legge Biagi, che prendeva spunto dal Libro Bianco del giuslavorista, del quale il nuovo documento è la ideale prosecuzione. Come ipotizzato dalla riforma, «si deve definitivamente passare alla promozione della occupabilità della persona avviando come già ipotizzato dalla legge Biagi, la costruzione di una rete di tutele sul mercato». Ammortizzatori sociali al passo con i tempi, quindi. Che prevedano il coinvolgimento del privato nella forma delle associazioni e degli enti bilaterali, quelli dei quali fanno parte sia datori sia sindacati. Obiettivo, «gestire al meglio» la disoccupazione, che nell’era dei nuovi lavori assume un significato diverso rispetto al passato.
È cambiata anche la salute. Non solo cura della malattia ma «promozione del benessere». Dagli ospedali, si sta già passando a «grandi reti» che danno sempre più peso all’assistenza domiciliare dei malati, strutture «extra ospedaliere» e altre forme. Il tutto necessita di una gestione unitaria, che comprende anche il «superamento» del confine tra pubblico e privato, riconoscendo «alle formazioni sociali una soggettività di rilievo pubblico nella programmazione dei servizi».
Sulla maternità il documento rileva un paradosso dei nostri tempi: «Le donne vorrebbero più figli di quelli che in realtà fanno». Un «problema inedito della libertà femminile, che riguarda la possibilità di procreare, di avere bambini senza essere pesantemente penalizzate». Le cause non sono solo da ricercare nella carenza di servizi per l’infanzia o nella mancanza di lavoro. Pesa «una fiscalità che non premia le famiglie e i persistenti ostacoli strutturali all’utilizzo del tempo parziale». Ma anche «la scarsa propensione degli uomini italiani alla condivisione dell’impegno domestico».
Il Libro Bianco individua anche misure precise per migliorare la «presa in carico» della persona. Uno strumento è il «fascicolo personale elettronico» che conterrà tutte le informazioni sulla vita delle persone, gli interventi curativi, ma anche quelle sul lavoro. Uno strumento sanitario, quindi, che si fonde con i documenti che riguardano l’occupazione. Allo stesso modo il prossimo «Statuto dei lavori», evoluzione dello Statuto dei lavoratori, riconoscerà come diritti fondamentali quello alla salute, alla sicurezza e all’apprendimento.
La formazione professionale dovrà cambiare. Il luogo idoneo - secondo il documento - è «l’ambiente produttivo». E la «certificazione formale» deve corrispondere a una «reale verifica delle conoscenze».

I corsi frequentati, «possono al più costituire mezzo e non prova». Un modo per dire che il pezzo di carta, lauree, diplomi e attestati di partecipazione, conteranno sempre meno mentre saranno valorizzate le aziende come luoghi di apprendimento.

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