Il libro Quando i grandi della Terra scelgono un cane come amico fedele

Quando le telecamere si accesero, Nixon sudava freddo. Il pubblico sapeva che non sarebbe stato facile per il vicepresidente togliersi dai guai. Era il 1952 e lui era appena stato accusato di aver intascato 18mila dollari. Tutti volevano la sua testa. Lui allora indicò uno scatolone, la telecamera zoomò e spuntò la testa pelosa di Checkers. Il cocker bianco e nero di Nixon. «L’unica cosa che abbia mai accettato è stata questa. Ci crediate o no - disse - questo non lo rimandai indietro perché le bambine si erano subito affezionate al cucciolo. E a quel punto non mi importava più se era un regalo lecito o meno». Checkers gli aveva appena salvato la carriera. Quel cocker aveva toccato le corde del cuore degli americani. Nel libro Cani di sangue blu scritto da Oscar Grazioli (Edizioni l’Età dell’Acquario) ci sono le storie di 31 razze di cani e celebri padroni. Ci sono le sere di Napoleone, quando si trovava a litigare con il suo carlino che non lo faceva andare a letto e gli ringhiava, c’è il Cao de Agua di Obama, il Terranova di Lord Byron, il poeta che vegliò il cane malato di rabbia per giorni. Amori condivisi per gli animali, come quello confessato dal direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri. «Sono un animalista fradicio», ha detto nel suo intervento di ieri sera a Milano per la presentazione del libro insieme al ministro Brambilla. «Stiamo facendo tanto per cambiare cultura e di rendere questo Paese più tollerante con gli animali», dice il ministro. «Oggi una famiglia su tre vive con un cane o un gatto. Aiutando gli animali rendiamo felici anche i loro padroni». Poi c’è anche una storia straziante, la scelta di un padrone leale e fedele che decide di ammazzare il suo pastore tedesco prima di suicidarsi. Come un figlio, come un fratello, lo fa morire per risparmiarlo al nemico. Fuori tutto era crollato. Era la fine del Terzo Reich. Hitler era distrutto.

Prese la pistola, una carezza e un colpo. Blondie, il suo pastore tedesco non poteva vivere senza di lui. È lo scrittore-veterinario che spiega il senso del libro: «Lo dedico a tutte le Laika, bruciate nel firmamento della sconfinata arroganza umana».

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