Cultura e Spettacoli

Licheri, oggi 90 anni «L’audience? Per me contano solo i casi»

da Roma

Buon compleanno, giudice Santi Licheri.
«Grazie, ma vorrei che restasse un segreto».
Oggi compie novant’anni, non vuole festeggiare?
«Un anno di ricordi in più, uno in meno da vivere. Tutto qui».
Ma lei è stato il primo uomo in toga a entrare nelle case degli italiani, precursore di Un giorno in pretura...
«E continuo a farlo».
Qual è il segreto della sua longevità televisiva?
«La sera mi metto a letto alle 23 e mi alzo alle sette. Nient’altro».
Non si è stancato?
«Mi diverto come il primo giorno. Lo ricordo ancora. Era l’ottobre dell’84, la prima edizione la conduceva Catherine Spaak, mi sottoposero il caso di una coppia che si stava separando, ma nessuno dei due intendeva rinunciare al cane».
Salomone avrebbe proposto di tagliarlo a metà.
«Non servì. L’uomo abitava in un grattacielo, la donna in campagna. Dov’è più giusto che viva un cane?».
Era una questione di buon senso, più che di legge.
«È il punto di forza dell’arbitrato, il rito in vigore a Forum. Non si giudica secondo legge, ma secondo giustizia. Codice civile sull’unghia, naturalmente».
Era andato in pensione nel 1980, con il prestigioso titolo di Presidente aggiunto onorario della Corte di cassazione. Come reagirono i colleghi magistrati vedendola in tv?
«Non troppo bene, pensavano che squalificassi la mia immagine. Ma non ero d’accordo. Mi occupavo di arbitrati già nel mio studio privato, a Genova».
In quarant’anni di carriera è stato anche presidente di Corte d’appello e membro del primo Csm. Ma per tutti lei resta il giudice di Forum...
«Il mio lavoro in tv è stato importante. Con la cara Lagostena Bassi e Stefano Marzano abbiamo fatto un lavoro importante. Ora gli italiani sanno che si può risolvere una lite senza impelagarsi in una causa. E si sono resi conto che nella convivenza civile bisogna imparare a sopportare, magari pensando un po’ al Vangelo. Troppo spesso le opinioni personali fanno da paraocchi al cervello».
Il suo caso preferito?
«Lo racconto sempre, ormai è una barzelletta. Un torello bastardo un giorno sfondò a cornate un recinto di filo spinato e mise incinta una mucca di razza. Il proprietario della mucca s’infuriò e chiese i danni al padrone del torello che replicava: “Mica posso insegnargli la legge, al mio torello”. No, certo. Ma avrebbe dovuto sorvegliarlo».
Si è mai pentito di una sentenza emessa?
«Semmai ho avuto delle conferme. Quest’estate, a Palau, un uomo mi ha avvicinato in un bar per stringermi la mano. Anni prima, a Forum, avevo diviso equamente un’eredità contesa da tutti i suoi familiari».
Oggi le telecamere sono habitué dei processi. Che cosa ne pensa?
«È pericoloso. I testimoni e le parti si fanno prendere dalla smania di protagonismo. Con Rita Dalla Chiesa ricordiamo sempre quell’agricoltore che chiese i danni al proprietario di un super leggero che era atterrato sul suo campo, rovinando qualche metro di raccolto. Portò con sé un testimone che, interrogato, confessò di non avere visto niente. “Perché è venuto, allora?”, gli chiesi un po’ seccato. E lui, candido: “Volevo conoscere Raffaella Carrà”».
D’altra parte i casi di cronaca nera appassionano i telespettatori.
«Il popolino è attratto morbosamente dai fatti di sangue. Era così ai tempi della pena di morte in Francia, quando a migliaia si radunavano attorno alla ghigliottina, e anche ai tempi dei romani, che la mattina facevano colazione e poi andavano ad applaudire le belve che sbranavano i cristiani».
A proposito di violenza, lei ha combattuto la Seconda guerra mondiale.
«E me la sono vista brutta. Ero nell’esercito, ma dopo l’Armistizio non riuscii a tornare al mio paese in Sardegna e dovetti vivere da clandestino a Roma. I tedeschi davano la caccia a noi giovani militari, volevano spedirci in Germania a scavare trincee, si chiamava “Operazione Tod”, mi sembra. Un giorno, su un tram, il controllore iniziò a ripetere meccanicamente “Uomini, occhio alla penna”. Voleva farci capire che il mezzo si sarebbe fermato a un posto di blocco. Riuscii a scendere e a nascondermi, è anche grazie a quell’ignoto benefattore che sono arrivato a questa età».
La tv ha cambiato la sua vita?
«Mi ha fatto traslocare da Genova a Roma».
Si aspettava che Forum riscuotesse tanto successo con la nuova programmazione?
«Quale programmazione?».
Da qualche mese va in onda sia su Rete 4 che su Canale 5.
«Davvero? Deve scusarmi, so davvero poco di queste dinamiche.

Per me contano solo i casi».

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