Stavolta nomi e cognomi ci sono, nero su bianco. E con qualche sorpresa. Dopo settimane di polemiche è stata finalmente svelata l’identità dei 390 italiani che nel 2002 avevano un conto corrente nella banca Lgt del Liechtenstein e sui quali indagano 38 procure italiane per «false dichiarazioni al fisco italiano». Una corsa contro il tempo, quella dei magistrati, visto che il reato configurato è a rischio prescrizione perché decade in sette anni e mezzo.
Tra le persone in elenco, comunque, diversi potrebbero già aver sanato la loro posizione, anche attraverso la legge del cosiddetto scudo fiscale, mentre per altri, magari residenti all’estero o non cittadini italiani, potrebbe non ravvisarsi alcun reato. Se alcuni nomi erano già stati svelati, dietro altri si potrebbero nascondere alcuni prestanome. Non è il caso di un’icona della sinistra, la cantante Milva, al secolo Maria Ilva Biolcati, che allora era proprietaria di 7,5 milioni di euro in un conto cointestato alla figlia Martina Corgnati e la sorella Luciana. Stesso discorso per l’ex manager Montedison Carlo Sama, il parlamentare europeo ex Udc Vito Bonsignore, il deputato Pdl Luigi Grillo e l’ex senatore Mario D’Urso, in compagnia di importanti famiglie di industriali, dagli Zanussi ai Pesenti di Bergamo.
Confermata la presenza di Maurizio Mian, titolare della Gunther Corporation, azionista del quotidiano Pd l’Unità ed ex presidente del Pisa Calcio. Mian, che nel 2006 si era anche candidato nella Rosa nel Pugno, gestisce il cane miliardario Gunther IV, erede della fortuna di una contessa. Il fiuto l’ha portato a depositare i soldi a Vaduz, 200 milioni.
Spulciando l’elenco si scopre, per esempio, che lo studio dei santi può essere un’attività molto redditizia. Tra i nomi finora inediti c’è infatti quello della scrittrice Adriana Cartotti Oddasso, studiosa di Santa Caterina da Siena, con proprietà immobiliari a Monaco. A fianco del suo nome la cifra di 34 milioni di euro. Beata lei, è il caso di dire.
Tra i titolari di conti più ricchi c’è il gruppo farmaceutico Menarini (476 milioni), la famiglia Bax (20 milioni di euro), la famiglia Ryan (15 milioni di euro), gli industriali Pichler (35 milioni). Sempre sopra i dieci milioni di euro sono indicati nella lista gli imprenditori Amenduni (15,5 milioni), un gruppo familiare (moglie, figlio, madre ed una persona indicata come il suo «migliore amico») che fa capo all’ex direttore sportivo della Ferrari Marco Piccinini (60 milioni), a capo del Cavallino rampante dal 1978 al 1988. In lista anche la famiglia Garbagnati (15 milioni) e gli industriali Manini, la famiglia che controlla l’azienda di cancelli automatici Faac, che secondo le informazioni contenute nella lista sarebbero titolari di conti per 18 milioni. Non se la passano male anche i titolari del Gruppo Pessina, storico marchio delle costruzioni, che sono indicati con conti per 32 milioni.
E ancora: Raoul Konstandt (650 mila euro) che avrebbe «proprietà immobiliari in Israele», la milanese Clotilde Baretieri Sforza (650 mila), gli orafi Vaschieri (6 milioni) e Sbragi (650 mila). Per non far torto al multiculturalismo c’è anche un cittadino di origini iraniane Massoud Mowlazadeh, indicato come presidente della Vercellese Calcio, che figura nell’elenco insieme a moglie e figli. E persino due «pensionate Inps».
Avvolta nel mistero l’identità di Denis O’Conner (3 milioni e 800 mila) con proprietà immobiliari a Campione d’Italia, yacht e Mercedes.Il lavoro per la Guardia di Finanza tra conti correnti, scudi fiscali e diritto alla privacy, si annuncia difficile.
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