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Storia del tubino nero, da Chanel a Audrey Hepburn

Origine ed evoluzione di un abito che da più di 90 anni racconta le evoluzioni della moda e del costume

Storia del tubino nero, da Chanel a Audrey Hepburn

In principio fu Coco Chanel. Lei e la sua voglia di rivoluzione. Lei e il suo bisogno di sdoganare le donne da un'immagine stereotipata della femminilità, costretta in bustini e corsetti, a favore di una visione più libera e dinamica. Era il 1 ottobre del 1926 quando su Vogue America compariva per la prima volta in assoluto un abito destinato a diventare un'icona: il tubino nero. Fu proprio grazie alla designer fondatrice dell'omonima casa di moda che il little black dress, o petite robe noir, passò da capo d'abbigliamento da indossare durante i periodi di lutto ad abito emblema di eleganza e classe.

Il vestito che tutte le donne indosseranno”, così venne definito dalla patinata rivista, che lo paragonò per semplicità, eleganza e diffusione alla Ford T. L'intenzione di Mademoiselle era quella di realizzare un abito versatile, comodo e pratico da indossare, che facesse sentire a proprio agio le donne che lo indossavano. Un abito democratico, che non mettesse in rilievo estrazione sociale e condizione economica, perfetto anche con un giro di perle (e poco importava se fossero dei bijoux), perché, come sosteneva, “non è la ricchezza che conta, ma il gusto”.

Con la sua linea scivolata, il suo tessuto morbido (originariamente jersey o gabardine), semplice, rigoroso ed essenziale, il tubino nero ha fatto innamorare di sé le dive di tutti i tempi così come le donne comuni, travalicando epoche, resistendo a mood e tendenze, affermandosi come vessillo di stile ed eleganza. E fu soprattutto grazie alla creazione Haute Couture firmata da Givenchy per Audrey Hepburn che lo indossò, nel 1961, nel cult movie Colazione da Tiffany che il little black dress divenne un'icona internazionale, simbolo di raffinatezza e grazia.

Dopo di lei, molte altre dive ne hanno fatto un simbolo del proprio stile, scegliendo il modello più affine alle proprie inclinazioni caratteriali, al proprio fisico o ad un estemporaneo stato d'animo. Ava Gardner e Lauren Bacall ne indossavano un modello particolarmente attillato che metteva in rilievo décolletté e spalle, come a volere sottolineare la loro anima da femme fatale. Indimenticato e indimenticabile rimarrà il super sexy tubino nero con spacchi e spille da balia di Versace indossato da Liz Hurley alla premiere di Quattro matrimoni e un funerale.

Senza dimenticare, in ordine cronologico sparso, Angelina Jolie che preferisce non abbinarlo ad alcun accessorio, se non vertiginose décolléte, Monica Bellucci, che sul red carpet ha spesso sfoggiato la versione in pizzo aderente al suo corpo prorompente, Juliette Greco e la sua variante esistenzialista o Edith Piaff, che amava indossarne una versione super basica, perché nessun elemento esterno potesse in qualche modo rischiare di offuscare o togliere la scena alla sua voce. E come non citare la Duchessa di Windsor, Wallis Warfield Simpson, nota a tutti per la sua vasta collezione di tubini neri, che arricchiva con dettagli e accessori di ogni genere, la quale era solita affermare che "quando un abitino nero è quello giusto, non c’è niente che possa sostituirlo"?

Grande amico di ogni donna, è tra gli abiti must have del guardaroba. È l'abito che salva sempre quando non si sa che cosa indossare, quello che più di ogni altro ci fa sentire a posto e a nostro agio.

L'abito nero è l'abito con la A maiuscola e il suo successo, reso immortale dalla Hepburn, così trasversale ne è la più chiara testimonianza.

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