Il Liga non sbaglia mai un colpo: è nei club il suo nuovo successo

Semplice e naturale, è partito da Milano il nuovo tour del rocker nei piccoli locali

Antonio Lodetti

da Milano

Non c’è la notizia. Il tour nei club di Ligabue è partito trionfalmente martedì dall’Alcatraz di Milano ed è proseguito con pari successo ieri sera al Vox di Nonantola. Non c’è niente da fare; il Liga è uno sciamano che - con la vecchia e cara ricetta del rock and roll - sa sempre regalare profonde vibrazioni emotive. Oppure la notizia è proprio questa, che lui non sbaglia un colpo, sia che suoni al Campovolo di Reggio Emilia (oltre 170mila persone, lo spettacolo rock più visto di sempre in Europa) o che torni nei piccoli locali dopo dodici anni d’assenza.
Sarà che il Liga ha un rapporto speciale con i fan; li coccola raccontando loro le mille sfumature della realtà, dalla gioia liberatoria dell’antica Balliamo sul mondo alla dolente malinconia di Lettera a G (dall’ultimo cd Nome e cognome, volato subito in testa alle hit parade e oggi saldamente al diciannovesimo posto), dalle storie di vita di provincia (Bar Mario)alla sincera esternazione dei suoi sentimenti (Le donne lo sanno). O ancora li prende per mano e spiega loro come una rockstar vive, al di là degli stereotipi del successo, Tra palco e realtà. Comunica attraverso le canzoni (che la platea scandisce parola per parola a squarciagola) con accenti ora fieri ora crudi che sanno parlare al cuore dei giovani. Sa anche ascoltarli e venire incontro ai loro gusti. Emblematica I duri hanno due cuori, amara epopea di un uomo bastonato dalla vita e tradito dalla moglie che, come dice il Liga «nessuna radio ha mai trasmesso ma i miei fan si ostinano a mettere al secondo posto tra i brani preferiti di sempre».
Poche ballate lente (la classica Una vita da mediano e il taglio blues di Freddo cane in questa palude, entrambe introdotte dalla chitarra acustica, o ancora Piccola stella senza cielo. Tagliata all’ultimo momento l’attesissima Certe notti) e poi via a tutto rock, un rock dal sapore antico che ritorna alle radici. Lo dimostra il palco spoglio e spartano, gli strumenti e l’amplificazione vintage; lo dimostrano i ClanDestino, la band che con lui ha vissuto gli alti e bassi degli inizi fino all’onda lunga dei primi successi. Lo dimostra soprattutto il suono potente, tornito, senza fronzoli, con cambi di velocità e di intensità e un pizzico di improvvisazione, ad esempio nell’arrangiamento della nuova Happy Hour.

Il concerto è come un filo che si dipana lungo i momenti memorabili della carriera del Liga; si parte e si chiude con l’inizio degli anni Novanta (Figlio d’un cane, dove Ligabue interrompe il canto e incita i fan all’indipendenza ideologica da qualsiasi padrone e Urlando contro il cielo). In mezzo pezzi nati da poco (Cosa vuoi che sia) e stagionati (Angelo della nebbia) uniti da una carica sensuale e incantatoria. È tutto semplice e naturale: il segreto del Liga.

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