Francesco De Remigis
Dopo un anno di polemiche la scuola chiude con il botto. Mentre gli studenti attendono con impazienza la nomina delle commissioni d’esame, in notevole ritardo sulla tabella di marcia, al ministero dell’Istruzione piove un’altra tegola sulla testa. Il Tar del Lazio ha stabilito, infatti, che l’ora di religione non dà crediti utili per l’ammissione e la valutazione finale dell’esame di maturità. Una decisione che rischia di stravolgere il lavoro di tutti i consigli di classe che potrebbero riunirsi di nuovo per ridistribuire i crediti già assegnati. Il ministro dell’Istruzione incassa il colpo. «Ricorreremo al Consiglio di Stato» dice Giuseppe Fioroni che deve ringraziare per il «gentile cadeau» la Flc Cgil. È stato proprio il sindacato a contestare, assieme alle associazioni laiche, l’ordinanza firmata dal ministro lo scorso 15 marzo, la quale prevedeva che la frequenza dell’insegnamento della religione cattolica o dell’attività alternativa contribuisse a formare il credito scolastico. La polemica è finita davanti al tribunale amministrativo. Che ha dato torto al ministero.
I giudici non hanno dubbi. «L’insegnamento della religione è una materia extracurriculare, tanto che il relativo giudizio non fa parte della pagella ma va comunicato con una separata speciale nota». Poi c’è il nodo didattico su cui affonda il Tar del Lazio. «L’insegnamento della religione non può, a nessun titolo, concorrere alla formazione del credito scolastico perché provocherebbe una disparità di trattamento con gli studenti che non seguono né l’insegnamento religione né usufruiscono di attività sostitutive».
In casa Cgil cantano vittoria anche se il cambiamento di rotta potrebbe creare moltissimi disagi agli insegnanti e ritardi nella chiusura dell’anno scolastico. Ma Enrico Panini, segretario generale nazionale Flc Cgil, non sembra preoccuparsene: «Sarà compito del ministero avvisare urgentemente del cambiamento di indicazione le scuole che tra pochi giorni saranno impegnate negli scrutini in questione». Al ministero, però, sperano che qualcosa cambi. Fioroni ha fretta e chiede all’Avvocatura di Stato di presentare l’appello al Consiglio di Stato «nel più breve tempo possibile, vista l’imminenza degli esami» e, imbarazzato, temporeggia sulle spiegazioni da «fornire agli istituti scolastici».
A dar man forte a Fioroni ci saranno le associazioni cattoliche, che non staranno a guardare. Orazio Rustica, segretario nazionale del sindacato degli insegnanti di religione, ribadisce che in passato diversi giudici della Corte costituzionale e lo stesso Tar del Lazio hanno ribadito come l’insegnamento della religione sia in realtà «una materia scolastica con dignità formativa e culturale identica a quella delle altre materie».
Mentre la battaglia legale è aperta, Giuseppe Valditara (An), lancia l’allarme sulla ritardata pubblicazione delle commissioni d’esame per la maturità. Il rischio caos «deriva dallo slittamento della data in cui si dovevano conoscere i nomi dei commissari: prima il 22, poi il 25, ora di parla del 28, ma in realtà non c’è una data fissata».
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