Naqoura (Libano) - Che il Consiglio superiore della magistratura avesse deciso di mettere sotto accusa il Sismi, Arturo Parisi lo viene a sapere dalle agenzie di stampa solo mercoledì, quando è da qualche ora atterrato a Beirut per una due giorni con il contingente italiano in Libano. Circostanza, questa, che il ministro della Difesa non deve aver troppo gradito, visto che proprio al suo dicastero fa capo formalmente l’intelligence militare (che risponde a Palazzo Chigi).
Così, dopo aver scelto la via del silenzio per tutta la giornata, ieri, nonostante fosse ancora impegnato a salire e scendere da un elicottero all’altro per la sua vista tra i soldati della missione Unifil in Libano, una parola una l’ha voluta dire. Cauta, ma allo stesso tempo un pizzico polemica se quando, alla fine del briefing a Naqoura, sede del comando interforze, alla domanda del cronista, risponde prendendosi una decina di secondi buoni per buttare giù a mente quel che andava detto. Poi, dopo averci pensato più che bene, Parisi spiega che non conosce «gli elementi nel dettaglio» e, promette, «tornato in Italia» si riserva di «acquisirli tutti». Certo, aggiunge però il ministro della Difesa, «stando ai titoli intravisti in rassegna stampa, quello che viene dichiarato e riconosciuto inammissibile per gli altri viene riconosciuto inammissibile anche per noi». Un modo un po’ criptico per dire che che sì, se quanto sta emergendo dalle inchieste della magistratura verrà confermato, «quello che viene dichiarato inammissibile» dal Csm lo è anche per il ministero della Difesa. Ma pure per lasciare intendere che si sarebbe potuto aspettare che gli inquirenti terminassero il loro lavoro, senza accelerazioni di cui Parisi non vede alcuna necessità. Anzi, nei suoi colloqui privati il ministro non nasconde una certa preoccupazione per la «delegittimazione del Sismi», perché il fatto che sotto accusa sia la precedente gestione e non l’attuale non salva certo l’intelligence militare da tutti gli schizzi di fango che gli stanno cadendo addosso. Insomma, si poteva aspettare. E forse evitare.
Perché il Csm è l’organo che rappresenta la magistratura e il suo j’accuse, questo il timore di Parisi, «rischia di trascendere in un conflitto» tra poteri dello Stato.
Di cui si è già avuto sentore qualche tempo fa con lo scontro tra il governo e l’allora comandante della Guardia di finanza Roberto Speciale. Quando in Consiglio dei ministri fu Parisi uno dei pochi ad alzarsi e dire che proporlo per la Corte dei Conti era una follia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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