Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli...
Chissà se Adriano l’imperatore pensasse già alla discarica di Corcolle. Il Prefetto, la Regione Lazio e il Governo si apprestano a varare la discarica, peraltro insufficiente, a due passi da Villa Adriana, lo splendido buen retiro di Adriano. Si riempirà in pochi mesi, poi non servirà più; pochi mesi di immondizia valgono millenni di storia e d’arte.
Sento la voce di Marguerite Yourcenar che voleva morire a Villa Adriana, tra «i suoi padiglioni fatti per l’intimità e la quiete,le sue vestigia d’un lusso senza fasto». Sento la voce di Giorgio Albertazzi che in una magica sera di giugno recitava le Memorie d'Adriano nella Villa. E penso alla scempio annunciato.
Questo Paese è schiacciato dal peso del suo passato,non lo regge,non è all’altezza, si accascia sotto la sua imponenza, finito in polvere e polverini. Non ama conservare, anche sul piano ideale, e costa troppo farlo, così subisce lo spread tra la grandezza degli Antichi e il degrado benestante dei posteri.
Penso a quel campanile dimezzato dal sisma in Emilia, col tempo spezzato, segno di un’Italia fragile e gloriosa, uccello dalle piume di cristallo andato in pezzi. Penso a Pompei. La storia e la natura si ribellano. Siamo nani sulle spalle di giganti, ma i giganti barcollano e noi tiriamo pugni sulla loro testa.
class="abody">L’ animula vagula blandula di Adriano se ne va, e con lei vanno via le anime dei grandi.
Restiamo senza padri, adottivi figli di mignotta.
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