Per la diga foranea del porto di Molfetta (Bari) ci sono 6 milioni. Per l’accoglienza dei pellegrini di Padre Pio a Pietrelcina 450mila euro, stessa cifra anche per l’illuminazione pubblica delle Tremiti. Alle infrastrutture scolastiche di Reggio Calabria vanno 1,2 milioni. I mutui per l’organizzazione del G8 del 2001 costano ancora 824mila euro.
Il nostro percorso nel bilancio dello Stato si conclude com’era iniziato. Con una serie di spese di dettaglio che mai immagineremmo esserci. Il ministero dell’Interno offre la possibilità di spostare l’analisi verso il futuro delle finanze pubbliche: il federalismo fiscale. Gli ultimi decreti attuativi della riforma sono stati approvati. Oggi più che mai è necessario conoscere le cifre anche per evitare spiacevoli sorprese nella rimodulazione delle imposte.
Il federalismo fiscale vale 115 miliardi. Cioè alla vigilia della riforma delle compartecipazioni di Iva e Irpef e dell'introduzione dell'imposta municipale unificata che graverà su immobili destinati a seconda casa o commerciali. Più della metà di questa cifra (65 miliardi) concorre al finanziamento del Servizio sanitario nazionale con le compartecipazioni Iva e Irpef per le Regioni.
Il resto è amministrazione, servizi e investimenti. E per capire come lo Stato si muova nei confronti degli enti locali bisogna guardare al bilancio del Viminale. Il dicastero gestisce 15,1 miliardi di trasferimenti agli enti locali. E più si entra nel dettaglio più si comprende come il federalismo fiscale fosse necessario. Oltre il 90% di questa cifra concerne la redistribuzione del gettito fiscale. Ci sono 5,1 miliardi per il finanziamento del Fondo ordinario per i bilanci degli enti locali (proveniente dall’addizionale sui consumi elettrici) e ci sono i 2,4 miliardi del Fondo consolidato che trasforma le tasse in stipendi del personale assunto dalla Pa in seguito a varie calamità naturali (una legge del 1986). Altri 4,3 miliardi coprono la soppressione dell’Ici sulla prima casa e proseguono l’opera di perequazione per i Comuni più svantaggiati. Infine 1,1 miliardi sono destinati alla compartecipazione di Comuni e Province al gettito Irpef. Ci sono pure 272,4 milioni di residui per il Fondo di sviluppo degli investimenti di Comuni e Province destinato a pagare i vecchi mutui.
E non è finita qui. Tra Tesoro e Interno si spendono 1,6 miliardi per l'attuazione del federalismo amministrativo, quello del ’98 che ha trasferito sul territorio molte competenze. Ottima intenzione quella dell'ex ministro Bassanini, peccato che centralizzato sia rimasto il pagamento. Altro capitolo sono i 600 milioni destinati agli investimenti dei quali 15 milioni alle Comunità montane e 42 milioni assegnati specificamente. Poteva mancare il trasporto pubblico locale, oltre al miliardi del ministero delle Infrastrutture? No, ci sono altri 180 milioni.
Ora spostiamoci per un attimo a Via XX Settembre e vedremo che al Tesoro ci sono altri soldi per le autonomie. Ben 10,5 miliardi sono destinati all'attuazione dell’ordinamento delle Regioni a statuto speciale. Altri 12,5 miliardi sono destinati alla regolazione delle entrate erariali a favore della Sicilia (8,8 miliardi), del Friuli (3,2 miliardi) e della Sardegna (500 milioni). Mancano Trento e Bolzano che l’anno scorso hanno ottenuto 7,5 miliardi enel 2011 lo Stato non si dimenticherà di loro.
Mancano ancora alcuni «spiccioli». Alla Sicilia vanno 141,6 milioni come contributo di solidarietà nazionale fissato dallo Statuto regionale per colmare il gap generato dai minori redditi da lavoro. Altri 86 milioni sono versati come anticipo sull’imposta regionale sull’Rc Auto per finanziare i piani economici 2002-2004 e 65 milioni per definire i rapporti pregressi al dicembre 2001, mentre 10,8 milioni coprono l’aumento dei costi delle pmi sicule, la crisi del settore agrumicolo e il sostegno ai Comuni sede di impianti petroliferi. In Sardegna, invece, sono destinati 25,8 milioni per l’abolizione della tassa di concessione governativa e 3,6 milioni per sistemare in Regione il personale proveniente da istituti di beneficienza.
Non è solo il Tesoro a occuparsi di assorbire «esuberi», ma anche il Viminale. Sommando voci simili nei due bilanci si ottiene che circa 21,5 milioni sono destinati alla stabilizzazione dell’ex Ente tabacchi comandati ad altre amministrazioni e 2,5 milioni vanno per assumere personale civile già occupato in basi Nato (più 134mila euro alla Asl di Olbia per gli ex dipendenti della Maddalena). Nel bilancio del ministero della Difesa figurano inoltre 27,7 milioni per le forniture idriche delle isole minori da parte della Marina militare.
La base sulla quale dovrà funzionare il federalismo fiscale è questa. È già stato fissato un criterio di «perequazione» per sostenere le realtà più svantaggiate. Il problema è un altro: chi fa cosa, come lo fa e quanto spende.
(16. fine)
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