Se pensate che basti sopprimere un ente, una commissione o un comitato ritenuti inutili per risparmiare di conseguenza tutte le spese connesse alla loro sussistenza, siete fuori strada. La dimostrazione più lampante ne è la Commissione tecnica per la finanza pubblica.
Istituita dalla Finanziaria 2007 del governo Prodi per aiutare il ministro Padoa-Schioppa e il suo vice Visco a riformare la legge di bilancio e le politiche di spesa e presieduta dall’economista Gilberto Muraro, ha avuto vita brevissima perché soppressa nel 2008 dalla prima manovra triennale di Giulio Tremonti. Credete che sia scomparsa? No. Comunque per i tecnici e i funzionari che vi lavoravano si deve trovare una ricollocazione all’interno del ministero dell’Economia che a tale scopo ha istituito un capitolo di spesa che per il 2011 prevede un fondo di circa 955mila euro. Un po’ come il Comitato per l’emersione del lavoro non regolare, che ha perso molte delle sue prerogative iniziali ma per il quale sono stanziati ancora 101.923 euro.
Lo stesso dicasi per gli enti soppressi dalla manovra 2010. Per l’Isae, confluita nell’Istat, sono stanziati 10 milioni di euro. Per l’Ispesl, diventata la costola tecnico-scientifica dell’Inail, il ministero del Lavoro ha appostato in bilancio 57,9 milioni. Mentre per l’Ipi, l’istituto di promozione industriale, il ministero dello Sviluppo versa circa 14,7 milioni. D’altronde, al dicastero guidato da Paolo Romani ci sono ancora 9.300 euro per le funzioni della vecchia Agensud.
Va da sé che i risparmi previsti dall’ultima manovra con la razionalizzazione di Enit (budget 20,5 milioni) e Ice (74 milioni di trasferimenti oltre ad altri 37,5 per la promozione del «made in Italy») saranno sicuramente inferiori alla somma algebrica degli stanziamenti. Come per gli enti soppressi dei quali abbiamo parlato.
Il discorso, in fondo, è sempre quello: si pensa che dare un taglio alla casta risolverebbe miracolosamente molti problemi del Paese. E invece non è cosi: istituti, agenzia, autorità di vigilanza, commissioni e comitati dipendenti dai ministeri ci costano ogni anno quasi 5,1 miliardi di euro, ben due miliardi in più di tutti gli organi a rilevanza costituzionale. Ma nessuno si sognerebbe mai di abolirli anche perché molti sono sconosciuti al grande pubblico.
Innanzitutto bisogna precisare che circa la metà di questa spesa è impiegata per i trasferimenti all’Agenzia delle Entrate, il primo «pilastro» sul quale il Tesoro poggia il contrasto all’evasione. Il secondo è Equitalia con cartelle e ganasce annesse. Ma senza l’Agenzia la loro individuazione sarebbe più difficile. Le Entrate sono anche il sancta sanctorum del contribuente con tutto il loro scadenzario e la diramazione di circolari che spiegano il perché e il percome su come pagare un’imposta.
Nel 2011 questa macchina dovrebbe costarci 2,3 miliardi di euro. Con questi denari si tiene in vita un organico di 33.548 unità (dato 2009) delle quali 514 in posizione dirigenziale. Ottenere cifre record di recupero dell’evasione come i 25 miliardi del 2010 con questo potenziale di fuoco è il minimo.
Alle altre agenzie del Tesoro (Dogane, Demanio e Territorio) sono assegnati complessivamente 1,3 miliardi. Su 3,6 miliardi complessivi forse qualche razionalizzazione ulteriore è possibile salvaguardando le funzioni necessarie. Analogamente di necessità bisognerebbe parlare quando si esamina il costo della gestione della burocrazia. Abbiamo un’agenzia per la formazione dei dipendenti pubblici (Forme Pa, 20,5 milioni), una per la valutazione delle spese e della performance (Civit, 4 milioni), una per la digitalizzazione (DigitPa, 7,5 milioni), una per la contrattazione (Aran, 3,3 milioni).
Ovviamente non poteva mancare l’education attraverso la Scuola superiore per la pubblica amministrazione (7 milioni). Esistono naturalmente anche la Scuola superiore dell’economia e delle finanze (3,7 milioni) e quella di amministrazione dell’Interno (3,6 milioni). Per risparmiare si potrebbero fondere in unico istituto che prepari i futuri dirigenti a seconda dell’indirizzo scelto.
Che dire poi della sicurezza. Esistono due distinte agenzie: una per il trasporto aereo (Ansv, 1,8 milioni) e una per quello ferroviario (11,9 milioni). Senza contare l’Enac che presiede a tutta l’aviazione civile: 114 milioni di budget che rappresentano più della meta dei circa 190 milioni assegnati alle varie Authority, incluso il Garante degli scioperi e quello della privacy.
Anche la statistica ha un costo e l’Istat senza i suoi 141 milioni (a cui si aggiunge un contributo di 200 milioni per i censimenti) non potrebbe funzionare. Ma qualche ministero fa da sé, come lo Sviluppo economico che pur avendo l’Ice destina 46mila euro all’Osservatorio sul commercio estero e i Beni culturali che stanziano 387mila euro per l’Osservatorio sullo spettacolo. Costa pure sostenere i «giovani»: per la loro Agenzia nazionale il Tesoro quest’anno ha stanziato 279mila euro, mentre le Politiche agricole destinano 192mila euro all’Osservatorio per l’imprenditorialità giovanile.
Con tutto questo «osservare» gli occhi si stancano, ma il ministero della Salute viene in soccorso con il Centro nazionale prevenzione e controllo malattie che vale circa 20,5 milioni. Non si tratta di uno spreco, certo.
Peccato che nel budget 2011 del ministro Fazio compaia un tristissimo zero per il Registro italiano dei donatori di midollo osseo. Alla sua tenuta ci pensano i volontari, eppure trovare un midollo compatibile per coloro che ne hanno bisogno non è una passeggiata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.