
«Questa volta sono incerto. Se Putin andrà ad Istanbul direi che le possibilità sono 50 e 50» spiega al Giornale una fonte occidentale a Mosca, che ricopre un incarico delicato e non ha mai sbagliato una previsione dall'invasione ad oggi. «Ho imparato a conoscere i russi e l'unica cosa da evitare è far pensare che qualcosa li venga imposto - sottolinea - Da Mosca alla Turchia sono 4 ore di volo. Il Cremlino deciderà all'ultimo momento e determinante sarà la presenza di Trump». Non solo: giovedì Usa e Russia potrebbero concordare l'incontro fra i presidente «nemici» nei giorni successivi o più in là.
L'attesa, la speranza, la scommessa sul faccia a faccia fra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello russo Vladimir Putin sta lasciando il mondo con il fiato sospeso. Al momento l'unico annuncio ufficiale di Mosca è che la delegazione russa di alto livello verrà guidata dal ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, vecchia volpe diplomatica. E ci sarà anche il consigliere presidenziale per la politica estera Yury Ushakov, che ha già partecipato ai colloqui precedenti con gli americani sull'Ucraina. Il presidente Donald Trump ha risposto che in Turchia arriverà il segretario di Stato, Marco Rubio, e che «i colloqui potrebbero dare ottimi risultati».
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha precisato che «la Russia procede con i preparativi per i negoziati fissati per giovedì». La porta è rimasta aperta per l'arrivo di Putin, che sabato notte aveva lanciato la proposta di trattative in Turchia. E tante volte ha dichiarato di essere pronto ad incontrare faccia a faccia Zelensky.
Il presidente ucraino è stato abile, su suggerimento americano, a cogliere la palla al balzo spiazzando il Cremlino con il sì incondizionato all'incontro al vertice. A questo punto se Putin non si fa vedere o non fisserà una data perderà la faccia e getterà la maschera, davanti alle cancellerie e all'opinione pubblica mondiale, svelando il bluff. «Al Cremlino interessa di più l'opinione pubblica russa e Trump per il disgelo dei rapporti con Washington - spiega la fonte di Mosca - L'annuncio che è pronto ad arrivare ad Istanbul era un messaggio a Putin: Se vieni tu vengo pure io come volevi». La partita a scacchi sulla via d'uscita dalla guerra nel cuore dell'Europa è appena iniziata e l'esito concreto potrebbe essere il congelamento del fronte. A Putin, però, interessano ancora di più nuovi rapporti con gli Usa già concordati dagli emissari. A cominciare dall'allentamento delle sanzioni, anche solo unilateralmente, ed il riconoscimento della Crimea, che potrebbero avvenire dopo Istanbul. Altrimenti resta tutto fermo e Trump potrebbe attuare la minaccia di uscire dalla trattativa perché russi ed ucraini sono troppo cocciuti per arrivare ad una tregua. In pratica «arrangiatevi».
«L'unico errore da non compiere in questo momento cruciale è punzecchiare l'orso russo con precondizioni, come la richiesta di tregua di un mese, subito tramontata o minacce di nuove sanzioni. - osserva la fonte del Giornale - I russi bisogna conoscerli e capire che non cominceranno mai un negoziato se lo sentono imposto anche solo lontanamente».
Zelesnky è stato abile a sparigliare le carte giocando d'anticipo con l'annuncio che aspetterà Putin in Turchia e incontrerà «oggi o domani il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ankara». Ovviamente il presidente ucraino parlerà solo con Putin non con Lavrov o altri.
«Dobbiamo vedere come
si evolverà la situazione giovedì e procedere un passo alla volta - ha dichiarato l'ambasciatore Usa alla Nato, Matthew G. Whitaker - Credo, però, che siamo più vicini che mai alla fine della guerra e dei combattimenti».
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